Storie di obonghini ed obonghine e
degli occhi innocenti con cui osservano il mondo.
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Obonghino è un bimbo perspicace ma
testardo.
Oggi ha deciso che proprio non
vuole andare all’asilo e mamma Obonga sta combattendo una battaglia senza fine
per trascinarcelo.
Lo carica sul sedile di dietro
della macchina e, durante il percorso, cerca di convincerlo come può.
“All’asilo puoi giocare con i tuoi
amichetti e le maestre ti insegnano tante cose utili.”
“Tu vuoi solo liberarti di me.”
“Ma… Come puoi dire una cosa simile?”
“Cosa ti ho fatto di male? Perché
vuoi liberarti di me?”
Mamma Obonga un po’ a corto di
argomenti e con poca voglia di discutere gioca una carta sporca e fa
intervenire niente meno che una divinità in una semplice discussione col figlio
di quasi quattro anni.
“Stai attento a quello che dici
sai. Non dire queste cose cattive. Ricordati che Gesù ti guarda da lassù.”
Obonghino ammutolisce piccato.
Mamma Obonga, magari non proprio
orgogliosa del suo colpo basso, guarda comunque al risultato e si pregusta il
silenzio che sembra conseguirne.
Dallo specchietto retrovisore vede
Obonghino assumere un’espressione contrariata, a braccia conserte.
Forse è fatta, ora sta zitto fino
all’asilo.
Obonghino di colpo allarga le braccia,
punta un dito verso l’alto e guarda in su esclamando in tono minaccioso: “Hey,
tu lassù, cos’hai da guardare?”
Odore
Obonghina e mamma Obonga rientrano
da una passeggiata e aspettano l’ascensore al piano terra.
Si aprono le porte e dalla cabina esce
la signora Obonghessa, famosa in tutto il palazzo per il suo utilizzo non certo
parco di essenze e profumi.
I più maligni sospettano che invece
di aspergere il profumo su di sé, lo beva direttamente, per raggiungere il
livello di densità con il quale gli effluvi la circondano.
Mamma Obonga saluta.
La signora Obonghessa ricambia e si
sofferma un attimo a fare un complimento alla piccola.
“Ma che grande questa bambina.
Quanto sei cresciuta Obonghina! Sempre più bella.”
“Fai ciao alla signora Obonghessa”
“Ciao”
“Ciao, ciao, Obonghina”.
La Obonghessa saluta dal
pianerottolo mentre Obonga senior e junior entrano nella cabina, accolte da un
vero e proprio muro di profumo.
Mamma Obonga non fa una piega,
aspettando che si chiudano le porte e soprattutto di essere fuori dal campo
visivo della Obonghessa, mentre Obonghina prorompe a voce alta: “Ma cos’è
quest’odore di puzza!”
Strisce
Obonghina sta giocando con il
monopattino, sotto lo sguardo vigile di mamma Obonga.
Tra un giro del parco e l’altro, ad
un certo punto incrocia una vecchietta un po’ malferma che si accinge ad
attraversare la strada.
Le lezioni di educazione civica e
stradale ricevute a casa sortiscono l’effetto desiderato ed Obonghina frena e
si ferma per lasciar passare l’anziana signora.
Pazientemente attende che
attraversi sulle strisce pedonali, salutandola con un sorriso educato.
“Ah, grazie brava bambina”
“Di niente signora, buona giornata”
La signora finisce di transitare
mentre mamma Obonga assiste tronfia di orgoglio alla scena; quasi sente una
lacrimuccia pronta a solcarle il viso, per l’educazione impeccabile mostrata
dalla sua piccola.
Obonghina è pronta a ripartire, ma
notando a sua volta la mamma che la osserva, sente la necessità di comunicare un
resoconto dell’accaduto a voce altissima, anche a beneficio di coloro che
magari si erano persi la scena.
“Mamma! Mamma!”
“Sì amore mio?”
"Mamma hai visto? Ho fatto
passare la vecchiaaaaaa!"
Fame
Obonghina e mamma Obonga si recano
al panificio.
Mentre quest’ultima è intenta ad
ordinare rosette e focaccia, la piccola è ipnotizzata dal pancione di una
signora in stato interessante; a giudicare dal volume non deve mancare molto al
lieto evento.
Osserva quel misterioso globo
mentre mille domande scaturiscono nella sua giovane testolina.
Obonghina, curiosa, incalza la
signora.
“Cos’è?”
“È la mia pancia, bambina”
“Grande!”
“Sì è grande, eh, eh, eh”
Obonghina la tocca con l’indice,
per saggiare la consistenza.
“Perché è grande?”
“Perché c’è dentro qualcosa, sai?”
“E cosa c’è dentro?”
“Il mio bambino”
La mamma accompagna quest’ultima
frase con un sorriso ed occhi sognanti mentre tenta di allungarsi verso
Obonghina per condire il tutto con una carezza sulla testa.
Obonghina però si irrigidisce e retrocede,
improvvisamente scura in volto.
La sua espressione è terrorizzata e
mentre si attacca velocemente alle gonne di mamma Obonga urla piangendo: “Perché
te lo sei mangiato?”
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