domenica 20 agosto 2017

Sarcasmo und Kartoffeln

Obongo si trova in Austria per partecipare a una fiera.
Per l’occasione collabora con dei colleghi locali.
Finita la giornata lavorativa, la sera si va a cena tutti insieme.
E come si confà al perfetto turista, il primo giorno Obongo ordina una delle specialità tipiche e se la mangia di gusto: la Wiener Schnitzel (cotoletta impanata alla viennese) con contorno di patate è davvero buona.
Il secondo giorno anche lo stinco con le patate ha il suo perché, dove il perché è rappresentato soprattutto dall’ottima birra locale con la quale viene abbondantemente annaffiato.
Il terzo giorno i segnali iniziano a farsi evidenti che la cucina austriaca, pur apprezzabile, presenta qualche limitazione sul fronte della varietà degli ingredienti utilizzati, dove “varietà” è una parola che in questo contesto ci azzecca tanto quanto “cancelleria” o “riverniciare”.
Sul piatto spiedini, salsicce, salsicciotti, bistecche arrosto, fritte, in forno, wurstelazzi di ogni dimensione e genere; ad accompagnarli sempre patate, tagliuzzate nei modi più disparati e condite magari con un po’ di pancetta, caso mai si sentisse un impellente bisogno di un po’ di carne.
Sì, a dirla tutta ci sono delle zuppette e qualche altra portata che differisce; ma la parte del leone, o meglio della mucca, del maiale e di parecchia altra cacciagione lo fanno i piatti a base di carne e patate.

Al quarto giorno, e quarto ristorante diverso, Obongo decide di scherzarci su.
Complice il fatto che il menu è solo in tedesco si rivolge alla collega teutonica seduta al suo fianco per chiederle il consiglio più superfluo del mondo.
La conversazione si svolge in inglese ma per oscure ragioni è a noi giunta in italo-tedesco maccheronico.

Kollega Tetesca: “Kosa foresti manciare?”
Sarcastico Obongo: “Mmm, non saprei… Avrei voglia di un piatto a base di carne e patate… Non è che c’è qualcosa che fa al caso mio nel menu?”
KT: “Ja, ja, ja! Kvesto è fatto kon karne und patate… Kvest’altro è fatto kon karne und patate… Oh, e kvesto… E kvest’altro… Ah, anke kvesto, io non afefa fisto, zkuza…” [sorride entusiasta smarcando una dopo l’altra le righe del menu]

Obongo, inizialmente divertito dalla diversità culturale nell’approccio al sarcasmo, la ferma prima che indichi tutte le 156 portate, verso la novantaquattresima, accortosi che la donna non ha minimamente colto l’andazzo della situazione e visto il ritmo incessante con cui continua (incredibilmente) a trovare piatti a base di carne e patate nel menu.

KT: “Tu kampiato itea?”
SO: “No, no, prendo la Wiener Schnitzel con le patate arrosto… Grazie per l’aiuto.”
KT: “Preko, non c’è ti ke. Posso io aiutare te ankora?”

“E io che volevo smetterla qui” è tutto ciò che riesce a pensare Obongo, sentendosi un po’ come il toro a cui hanno appena sventolato il drappo rosso di fronte al naso.

SO: “Già che ci siamo, avrei una curiosità... Posso?”
KT: “Ja, certo. Tu kieti me!”
SO: “Ho sentito parlare di questa Oktober Fest… Ma non ho capito bene di cosa si tratti e soprattutto… Quando la fanno?”

Nei dieci minuti di spiegazione seguenti è venuto fuori che è proprio una festa e che la fanno a ottobre.
Si beve birra e, volendo, servono anche carne e patate a volontà.

Kvesto è fatto kon karne und patate

domenica 13 agosto 2017

Pizzeria "Da Obongo"

Lei - Pizzeria “Da Obongo”, buonasera.
Lui - Ciao… [voce sexy]
Lei - Buonasera [imperturbabile]
Lui - Ciao… Gattina pizzaiola, sono io. [che fai non mi riconosci?]
Lei - Buonasera, mi dica.
Lui - Non puoi parlare? C’è quel cornutazzo di tuo marito? Eh, eh, eh… Mmiaaaaoooowwww [fai le fusa, dai]
Lei - Vuole ordinare delle pizze?
Lui - Ah, è così che tratti il tuo orsacchiotto col bigolotto? [finto piccato]
Lei - [silenzio]
Lui - [dubbio]
Lei - Sono la figlia.
Lui - [merda!]
Lei - Vuole ordinare delle pizze?
Lui - Ahem, sì, ecco… Accidenti… Hai proprio… ah, ah, ah… Ma guarda te!... La voce… Uguale alla mamma... Precisa identica!
Lei - Ce lo dicono tutti. Allora? Vuole ordinare le pizze?
Lui - Ah, sì, giusto: una margherita e una capricciosa, grazie.
Lei - Vanno bene per le nove?
Lui - Sì, sì, benissimo grazie.
Lui - [silenzio]
Lei - [silenzio più silenzioso]
Lui - [Sinfonia di silenzio e imbarazzo per telefono e orchestra]
Lei - Dove le consegno?
Lui - Via Roma 10, grazie.
Lei - Nome sul campanello?
Lui - Rossi.
Lei - [silenzio pensante]
Lui - [silenzio in preghiera: “fai finire questa conv…”]
Lei - Ah, Rossi! L’ingegnere del terzo piano?
Lui - Ahem, sì… Vecchio amico della mamma… Dai tempi del liceo… Scherziamo sempre tanto… Noi due... Io e la tua mamma… Non è che prima mi hai preso sul serio… Ecco… Io… Noi…
Lei - Me lo sono segnato: “orsacchiotto col bigolotto”, allo stesso piano di “vulcano in erezione” e proprio sotto “ciupaciupa senzafine”. La prossima volta la riconosco subito e non le faccio perdere tempo.
Lui - ...
Lei - Il ragazzo stava venendo giusto da voi.
Lui - ...
Lei - Le saluto la mamma.
Lui - Grazie.
Lei - Arrivederci.