giovedì 30 ottobre 2014

Intervista a Serio Caso

Sulle pagine di Obongo Forever il famoso complottista e autore del best seller internazionale "È davvero caldo? La storia segreta del Sole".

OF: Dottor Caso, il suo libro ha scatenato parecchie reazioni nel mondo scientifico.
SC: Sapevo che sarebbe successo.
OF: Intende le stroncature per avere messo in dubbio che il Sole scaldi la terra?
SC: No, parlavo degli Xorgon, hanno un piano per eliminarmi [Parla sottovoce guardandosi alle spalle].
OF: Gli Xorgon?
SC: Sì, una razza aliena che vive tra noi. Quasi tutti gli scienziati sono Xorgon sotto false sembianze.
OF: ...
SC: Il loro scopo è controllare le masse attraverso la propaganda scientifica, le multinazionali farmaceutiche, gli OGM e le scie chimiche.
OF: Anche quelle...
SC: ... certo non penserà mica che le scie chimiche siano condensa lasciata dalle turbine degli aeroplani, vero?
OF: No?
SC: AHAHAHAH! [Ride violentemente, poi si ferma di scatto; fa una pausa ad effetto] No, le scie chimiche nascondono un disegno terribile e molto sottile.
OF: La teoria secondo la quale sarebbero in realtà dei gas rilasciati nell'atmosfera da misteriosi emissari per alterare il clima a loro vantaggio... è questa la sua opinione?
SC: AHAHAHAH! [Replica la teatralità di cui sopra] No, ovviamente no.
OF: Di cosa si tratterebbe allora?
SC: Le scie chimiche sono un diversivo per sviare l'attenzione delle masse da quello che succede ogni giorno nelle stanze dei potenti.
OF: Insomma di cosa si tratta?
SC: Condensa lasciata delle turbine degli aeroplani.
OF: [Faccia perplessa] ...
SC: Le lobby della finanza manipolano chi fa controinformazione ai mass-media, cercando di convincere quelli che non sono convinti dalla spiegazione ufficiale, che si tratti di scie chimiche, che in realtà sarebbero scie chimiche se non ci fosse un complotto di più ampio respiro in atto, del quale le scie chimiche sono solo una maschera per sviare l’attenzione dalle scie chimiche.
OF: Ecco: allora è condensa delle turbine, quindi non c'è nessun complotto?
SC: [Aguzza lo sguardo, mi esamina] Lei lavora per le lobby della finanza.
OF: No, sono disoccupato e faccio interviste per Obongo Forever.
SC: Non avrei mai pensato che sarebbero arrivati a tanto. [Mi punta una lucetta blu sulla fronte]
OF: Ma cosa fa?
SC: Era necessario, dovevo verificare che non fosse uno di Loro.
OF: Loro chi???
SC: Uno Xorgon che lavora per le lobby della finanza; gli Xorgon esplodono se si centra il punto esatto della loro fronte con un fascio laser al cobalto.
OF: Mi ha puntato un laser sul cranio?
SC: Non è contento? Ora sa di non essere uno Xorgon.
OF: Lo sapevo già prima!
SC: Non si è mai troppo sicuri.
OF: Ma si rende conto che se mai questi Xorgon esistessero e io fossi stato uno di loro, sarei esploso e lei con me?
SC: AH! Nega che esistano! Proprio come farebbe uno Xorgon [tira fuori due laser].
OF: Ok! Ok! Esistono, esistono! Metta via quei marchingegni e proseguiamo per favore.
SC: Ci guardano… Ci spiano… Noi siamo solo pedine nel loro disegno supremo per impadronirsi della terra e farne un giardino pensile… L'assassinio di Kennedy, le Torri Gemelle, i numeri 27 e 38: ovvio, non trova?
OF: [scrivo 38 e disegno cazzetti dentro gli occhielli dell'8] Certo, la prego, illumini anche i nostri lettori.
SC: Kennedy era uno Xorgon, ucciso da altri Xorgon per via del fatto che voleva tradirli ed organizzare una rivolta degli umani contro la sua stessa specie. Se si ascolta il suo ultimo discorso al contrario, andando avanti veloce fino al minuto 27 e poi al minuto 38 si sentono nitidamente le parola "big" e "apple": dico io, abbiamo bisogno di altre prove?
OF: [aggiungo ciuffetti sparsi al mio capolavoro] Per me basta e avanza: provi a convincere i più scettici, per favore.
SC: Volentieri. Il riferimento è ovviamente alla nota corporation che sarebbe nata negli anni a venire (gli Xorgon possono prevedere il futuro) il cui simbolo è una mela morsicata... ma chi è la "big apple" che è stata "morsicata" negli anni recenti?
OF: New York?
SC: Esatto! E quando è successo?
OF: 9/11 del 2001?
SC: Esatto! Con il 27 di prima facciamo 2+7 e otteniamo il 9, poi facendo 38-27 otteniamo 11 e per concludere facciamo la radice quadrata di 9 e moltiplichiamo per 23 e 29 che sono i numeri primi più vicini a 27 e cosa otteniamo? Me lo dica lei: cosa otteniamo?
OF: [distolgo la penna dal mio patchwork di pistolini] Ehm, cosa otteniamo?
SC: 2001! DUEMILAEUNO! (*) Coincidenze? SOLO coincidenze?
OF: Sia mai, mi sembra lampante evidenza.
SC: Appunto le prove inoppugnabili sono di fronte a tutti noi… [seccatissimo] ma… ma cosa fa, la smetta!
OF: [mettendo via la lucetta blu] Mi scusi, ma con gli Xorgon non si è mai troppo sicuri.

(*) Se hai fatto il conto, sei uno Xorgon.

domenica 26 ottobre 2014

Lo gnomo invisibile


Nel mondo degli gnomi 
c’è una valle piena di gnomi
con un bosco pieno di gnomi
e cosa fanno ivi gli gnomi?
Con il sole del mattino essi giocano a nascondino.

C’è lo gnomo bianco, lo gnomo nero, lo gnomo bugiardo e lo gnomo sincero
lo gnomo rosso, lo gnomo giallo, lo gnomo dotato detto “gnomo-cavallo”
lo gnomo normale, lo gnomo strano, lo gnomo basso e quello nano
lo gnomo tonto, lo gnomo astuto, lo gnomo sbarbato e quello baffuto.
Ecco Mario lo gnomo e Rossi lo gnomo, loro son proprio gnomo e cognomo 
infine arriva lo gnomo invisibile, che a nascondino è uno gnomo imbattibile.

Si procede alla conta ma è un imbroglio e si sa, su quale gnomo la scelta cadrà
lo gnomo tonto si fa fregare, e come al solito comincia a contare
e come sempre la storia è scritta, lo gnomo tonto verso la sconfitta
lo gnomo invisibile li libera tutti, gnomi belli, buoni e brutti.
Ma una vendetta serba nel cuore, veder l’invisibile capitolare
se solo potesse, se solo capisse, come far per poterlo beccare...
Allora una idea ignomile pensa testè per come prendere del gioco il re
egli dice impassibile: “Tana invisibile per lo gnomo invisibile!”

Lo gnomo invisibile assai presuntuoso si sente toccato e urla furioso
da un cespuglio esce e inizia a sbraitare: “la tana invisibile non è regolare!”
Lo gnomo tonto non fa una piega e molto svelto all’altro spiega: 
“La tana invisibile non è un’invenzione, in quanto rispecchia la tua condizione
perciò accetta la situazione, sei stato beccato ex-gnomo campione!”

Lo gnomo invisibile è stato fregato da uno gnomo un po’ ritardato
ma il campione messo alle corde, ha a sua volta un’idea e non demorde
“Sì, gnomo tonto, tu mi hai scovato ma ho il sospetto tu abbia imbrogliato
rispondi allora: in quale posto, di questo bosco, io stavo nascosto?” 

Lo gnomo tonto preso in contropiede ha un sussulto e retrocede
poi ricorda: “Dietro il cespuglio!” in un sollevato confuso farfuglio
“Ecco sapevo che avevi imbrogliato” incalza l’altro ancor più arrabbiato
“al cespuglio io stavo innanzi e non di dietro come tu avanzi!” 

Confuso, bloccato e appunto intontito, l’altro lo guarda un po’insospettito
poi di colpo un mite sorriso, appare sul volto del suo pallido viso
comprende ora la situazione e l’affronta quindi con determinazione 
esclama infatti il povero tonto: “Vabbeh, ho imbrogliato adesso riconto”


Gnomo e cognomo li ho presi in prestito da una barzelletta, il resto è tutta opera mia


mercoledì 15 ottobre 2014

Scardinami se sei un vero uomo

Obongo e il fai-da-te vivono su pianeti orbitanti in galassie diverse.
Senza andare a scomodare la costruzione di oggetti in legno o la saldatura di altri oggetti in metallo, Obongo ha seri problemi a piantare un chiodo senza massacrare una parete o un pollice.
Ecco la storia del giorno in cui si è trovato a dover sfilare una porta dai cardini.

Obongo telefona al suo amico Obongrisolo, un vero e proprio guru per questo tipo di faccende; costui, che è in grado di costruire senza utensili una fedele riproduzione in scala della torre Eiffel con stecchini e vecchie catenelle, spiega ad Obongo che “sfilare una porta dai cardini” non rientra neanche nella categoria del fai-da-te, ma si colloca come grado di difficoltà di poco al di sopra ad “aprire una porta”.
Forte di questa rassicurazione, si fa spiegare il metodo.
Ora per qualche ragione, esiste una sorta di semplicissimo linguaggio con il quale comunicano coloro che sanno molto di una particolare materia, linguaggio che risulta al contempo astruso e inaccessibile a tutte le altre persone; nel caso di Obongo il fai-da-te-ese è una derivazione dialettale del Venusiano.
“Spingi su”, “Fai perno sotto”, “Senti un CLAC”, “Dai un colpetto e viene via”; queste istruzioni apparentemente a prova di scimmia ammaestrata vengono ascoltate con cura da Obongo, che le annota mentalmente.
Chiusa la conversazione e giunto di fronte alla robusta anta con la cautela di chi non si sente particolarmente sicuro di quel che fa, Obongo spinge su e fa perno sotto ma il CLAC non si decide ad arrivare; e i colpetti senza l’agognato CLAC non sortiscono alcun risultato tangibile.
In sostanza: Obongo è rosso come un peperone mentre gli sembra che l’intera stanza sia cementata alla porta che non si muove di un millimetro.
Un’oretta di tentativi spostano solo l’umore di Obongo da insicuro a incazzato mentre la porta, nonostante i colpetti e qualche percossa più seria, ancora resiste immota e ben connessa ai cardini.
Obongo desiste.

Il giorno dopo, mentre è al lavoro, l’amico Obongrisolo gli manda un messaggio dicendo che è passato da casa sua e ha rimosso la porta.
Tempo di esecuzione, tre secondi.
Obongo adesso è davvero basito: come ha fatto quell’ometto da solo a tirare via quel masso rettangolare vetrato mentre lui, con una stazza ben superiore e muscolatura in ordine, non ne ha scalfitto la posizione di manco un micron?
Si fionda a casa di Obongrisolo e chiede delucidazioni.
“Come hai fatto?”
Obongrisolo acchiappa una porta qualsiasi per le maniglie e mostra la tecnica: “Spingi su”, “Fai perno sotto”, “Senti CLAC”, “Dai un colpetto e viene via”.
La porta sta per cedere obbediente quando Obongrisolo ferma l’azione.
“Ma la devo prendere per le maniglie?”
“Eh certo, perché non dirmi che sei così pirla che stavi cercando di sollevarla dall’alto” [Se la ride]
“Maniglie…” Obongo annota mentalmente anche il nuovo dettaglio, mentre trattiene gli improperi; poi ringrazia l’amico per il celere intervento e si dilegua mesto verso casa.

Giunto a casa osserva una delle altre porte ancora ben attaccata ai suoi cardini.
La porta lo osserva a sua volta.
Obongo ricambia lo sguardo, con uno più intenso.
La porta gli sussurra “Scardinami, se sei un vero uomo”
Obongo passa all’azione.
Si avvicina e riproduce alla perfezione il gesto imparato da Obongrisolo, afferrando la porta impertinente per le maniglie e bilanciando il peso con mossa da esperto: “Spingo su”, “Faccio perno”, “CLAC”, “Un colpetto e…”
Come afferrata dalla mano di un gigante la porta viene sfilata dai cardini in maniera netta con un gesto fluido e rapido.
Tempo di esecuzione, tre secondi.
Ai quali seguono altri dieci secondi in cui Obongo, sorridente come non mai, pensa di essere entrato nel club degli eletti genialoidi in grado di compiere un simile miracolo.
L’euforia svanisce quando la forza di gravità che sta stancando le sue braccia gli rammenta che ha in mano una porta che stava molto bene dov’era e non andava di fatto sfilata, ma lasciata in pace.
E se Obongo per il fai-da-te ha una predisposizione assai limitata, ha invece la spiccata abilità di capire quando si è messo in una situazione del cacchio.
Con le sue mani.
Le stesse che hanno sfilato quella grandissima stronza della porta che gli sta ora sussurrando “Rimettimi nei cardini, se sei un vero uomo”
Obongo tenta e ritenta come meglio può, ma l’improvvisazione è proprio il caso di dire, non lo porta da nessuna parte.

Obongo telefona nuovamente a Obongrisolo.
“Ho un altro problema”
Segue riassunto degli ultimi sciagurati eventi, dalla fugace gloria fino alla seguente ora spesa nel tentativo di rimettere la porta a posto.
Segue risata di Obongrisolo che dopo svariati minuti di ameni sfottò è pronto per rispondere alla richiesta di aiuto di Obongo.
“Tranquillo, rimetterla su è una fesseria”
“Spiegami cosa devo fare”

“Spingi giù”, “Fai perno”, “Senti CLIC”, “Dai un colpetto e la metti su”



sabato 4 ottobre 2014

Un anno esatto

Obongo si trova a Dubai.
Durante la sua permanenza fa conoscenza con Amhed Obong, un uomo d’affari locale che gli propone di cenare insieme per poi visitare il più grande centro commerciale del mondo.
Arrivati nella mastodontica struttura, i due scelgono il posto dove andare a mangiare.
Le possibilità sono tante e Obongo, in qualità di ospite, viene invitato a scegliere.
“Se per te va bene, mangerei volentieri un hamburger.”
“Ottima idea, però evitiamo i fast food, ok?”
“Oh sì, intendevo un hamburger buono, di qualità, in un ristorante carino; niente fast food, perfetto!”
“Io non mangio in un fast food da un anno esatto” Amhed Obong si batte le mani sulla pancia soddisfatto “e intendo continuare così: quella roba fa male.”
La precisazione è legittima, pensa Obongo, il quale pensa che se anche Amhed Obong ha visto la luce abbracciando la via del cibo sano, dovrebbe darsi una regolata sulla quantità con cui lo consuma, come si evince osservando le rotondità che fanno capolino da sotto la sua camicia.
I due consultano la mappa interattiva di tutti i ristoranti del centro commerciale quando Amhed Obong riconosce il marchio VibraBurger: “Ah, questo me l’ha consigliato la mia ragazza, mi ha detto che si mangia benissimo; proviamolo!”
Obongo non avendolo mai sentito prima accetta volentieri, nonostante il nome non lasci presagire una particolare qualità della proposta.
I due si avviano verso il locale.
All’arrivo è assolutamente evidente che VibraBurger è una catena di fast food, che si differenzia dalle altre solo per il fatto che una volta ordinato, il cliente viene dotato di un pezzo di plastica che porta con sé al tavolo in attesa che il cibo sia pronto; quando l’aggeggio vibra, il cliente sa che è ora di ritirare il suo panino.
Insomma, non esattamente l’hamburger con tutti i crismi e servito in un ristorante decente di cui si era parlato poco prima.
Magari il posto è un po’ squallido, ma Amhed Obong lo ha proposto comunque per la qualità del cibo?
Magari no.                                                                                                                
Dopo il preambolo da crociato anti fast food, Obongo si aspettava un hamburger fatto con sole carni tracciate da allevamenti selezionati, di quelli dove un addetto sventola con una palma le mucche per tutta la loro vita fino al giorno del macello; un panino con foglie di insalata e pomodori provenienti da colture biologiche gestite da monaci benedettini scalzi, salse fatte da sorridenti nonne con ingredienti presi dall’orto, secondo ricette di otto generazioni fa e via dicendo.
L’hamburger top del posto, il VibraMaster, è per contro una sorta di abominio edibile.
Come sempre accade in questi casi, il panino è la controfigura spastica di quello succulentissimo rappresentato sul pannello pubblicitario; può la floscia ammucchiata di pezzetti cotti essere anche solo lontana parente dello sgargiante panino messo in posa e tirato a lucido nella fotografia?
Gli instancabili amici del marketing di VibraBurger, già inventori della cineseria di plastica che vibra, ci garantiscono che è proprio così.
Lo sciagurato prodotto è servito in una sorta di salvietta di materiale plastico che trattiene l’unto ed almeno sulla bontà del suddetto materiale non sembrano esserci dubbi, in quanto in pochi istanti a contatto con il VibraMaster diventa un tutt’uno con l’olio che il panino trasuda.
L’olio (olio?) che insieme ad altri imprecisati liquidi fuoriesce ad ogni pressione delle dita sul pane è davvero tanto e di origine indecifrabile: potrebbe non essere azzardato pensare che se avete finito quello che normalmente mettete nel motore della vostra auto, una strizzatina di VibraMaster risolverebbe il problema, permettendovi di circolare sereni per i mesi a venire.
Le salse all’interno del melmoso panino hanno sapori forti tanto da coprire quello della carne (carne?) e colori sgargianti e innovativi che sembrano usciti da una fabbrica di pennarelli.
Il tocco finale è fornito dalle patatine fritte per l’occasione ricoperte da un liquido giallo e appiccicaticcio che, stando a quanto riportato sul menu, è formaggio fuso anche se sarebbe interessante rimandare la discussione ad un laboratorio chimico per un secondo parere.
Obongo non è uno che si impressiona, e pur se molto di rado, non ha problemi a concedersi un paninazzo trucido; il VibraMaster e le patatine con tutto il loro denso blob vengono spazzolati via senza troppi problemi.

La serata prosegue ed arriva il momento di congedarsi.
Amhed Obong gentilmente offre un passaggio ad Obongo.
Obongo è un guidatore prudente e da due giorni si trova in balia dei tassisti di Dubai e delle loro follie al volante; accetta quindi di buon grado, pensando che le sue possibilità di arrivare vivo all’hotel siano appena aumentate del 95%.
Arrivati al parcheggio, Amhed Obong attiva l’apertura automatica delle portiere.
TLIN TLIN
Si tratta di un nuovissimo modello di macchina sportiva, che Obongo non aveva mai visto prima.
“Wow, che bella macchina!”
“È l’ultimo modello.”
“Immagino che vada molto veloce.”
“Sì parecchio, ma stai tranquillo, io vado piano. Prima correvo come un matto ma da un anno esatto non supero mai i limiti, soprattutto in città” Amhed Obong si batte nuovamente le mani sulla pancia “ci tengo alla pellaccia.”

Obongo non perde neanche tempo a chiedere se è da un anno esatto che Amhed Obong ha smesso di bere, di fumare, di giocare d’azzardo o di tradire la ragazza, ma declina l’invito con una scusa, lo saluta e sale, pregando, sul primo taxi disponibile.