giovedì 8 ottobre 2009

Il biscotto di Obongo

La scritta sul lato della confezione osservava Obongo gia' da diverso tempo.
"Biscotti semplici preparati con ingredienti naturali: prova a farli anche tu!" e di seguito la ricetta per ottenere tanta bonta'.
Un biscotto friabile della densita' perfetta: di quelli che si addentano con piacere senza il rischio di spezzarsi un incisivo e che allo stesso tempo non cedono alla prima inzuppatura sparpagliandosi come mucillagine nella tazza del te'.

Obongo e' tentato. Obongo decide.
"Non verranno proprio uguali a quelli che compro, ma se seguo la ricetta alla lettera, magari saranno abbastanza simili."
Supermarket. Lista della spesa: farina, uova, miele, zucchero, margarina, lievito, c'e' tutto.
Via a casa ad impastare.
L'impasto, appunto: il primo segnale di impaccio.
La maledetta pasta e' incredibilmente appicciosa ed invece di farsi stendere fino a raggiungere la suggerita altezza di millimetri 4 continua ad arrotolarsi attorno al mattarello manco fosse imbevuto di colla. Problema comunque risolto, grazie ad una spolverata di farina sull'attrezzo. Operazioni di stesura concluse, via al taglio con il bicchiere, opportunamente scelto della stessa dimensione dei biscotti originali. [ah! Obongo il perfezionista]

Forno a 180 gradi.
Teglia imburrata.
Cerchi perfetti stesi sulla teglia.
In forno!

Un secondo chiaro segnale di impaccio arriva durante la cottura quando i biscotti dalle forme perfettamente tonde ritagliate dalla geometria del bicchiere iniziano a scomporsi nel forno improvvisando una sorta di bizzarro rituale di accoppiamento e ingigantendosi fino ad accavallarsi qua e la' gli uni sugli altri.
Dannato lievito: pochi fottutissimi grammi di polverina batterica bastano da soli a molestare quell'ammasso che Obongo, forma di vita basata sul carbonio e dotata di cervello, e' riuscito a domare a stento, nonostante fosse perfino armato di bastone.
I 10 minuti passano e nel bel mezzo della caldissima orgia di batteri e farina Obongo estrae il prodotto finito dal forno.

L'assaggio fornisce immediatamente il verdetto: i biscotti originali e quelli fatti in casa da Obongo non hanno il benche' minimo denominatore comune ne' per sapore, ne' per forma e ne' tantomeno per consistenza.
Il sapore non e' sicuramente cattivo, ma in definitiva solo un assaggiatore privo della lingua, raffreddato e opportunamente corrotto potrebbe affermare che si tratti di biscotti anche solo lontanamente imparentati.
I sottili minuti cerchi della forma originale hanno lasciato spazio a degli ovoidi impazziti a meta' fra il macro frollino e la ciambella nana.
E se sapore e forma sono solo due parziali fallimenti, la consistenza mette la parola fine alle speculazioni post cottura.
Alla prova del te' la perfezione del biscotto originale, cosi' diligente nell'assorbire la quantita' perfetta di liquido senza mai sgretolarsi se non in bocca, e' solo un lontano pallido ricordo.
Il biscotto di Obongo inzuppato piu' e piu' volte non mostra il benche' minimo segno di affaticamento e la sua durezza iniziale permane immutata, prova dopo prova.
E' praticamente idrorepellente e, ad una piu' accorta analisi della fase di inzuppamento, si puo' distintamente notare che il te' si apre in perfetto stile mar Rosso sotto le direttive di Mose'.

Obongo, inguaribile ottimista, sostiene comunque che il biscotto originale cede il passo a quello da lui realizzato in determinate situazioni.
Il biscotto di Obongo e' infatti particolarmente indicato per un te' sul lago, qualora abbiate in mente una gara di rimbalzo dei ciotoli sull'acqua, o nell'evenienza di un aristocratico te' nel cottage di qualche lord inglese con susseguente gara di tiro al piattello.

mercoledì 2 settembre 2009

Sbagliando si impara

Errare humanum est...

Questa storia comincia in una palestra dove due squadre si affrontano in una partita di pallavolo.
Il giovane Obongo si appresta a battere carico di adrenalina sentendo il peso della responsabilità di un tie-break giocato sul filo di lana.
Non un'artista della precisione, Obongo è comunque un discreto fabbro nel pestare la palla. Decide che è il momento di prendere un rischio e di tirare forte.

Fischio dell'arbitro.
Concentrazione.
Auto alzata.
Battuta al salto.
Impatto con la palla.
Cannonata.

Risultato: un perfetto servizio di rara potenza talmente indovinato che il povero ricevitore ne viene addirittura colpito.

Apoteosi. Festeggiamenti. Applausi. Adrenalina a palla.

Obongo torna in zona di battuta.
"Che si fa ora?", lo interrogano le voci nella sua testa.
"Abbiamo realizzato il punto e concretizzato un piccolo vantaggio, adesso è meglio battere con un po' più di sicurezza e lasciare che sia l'avversario a dover rischiare" suggerisce la Vocina Saggia.
"THUD! Prendi questo, vecchia babbiona!" replica la Vocina Temeraria zittendo la Saggia con un cazzotto.

Fischio dell'arbitro.
Concentrazione [occhio un po' invasato dal recente successo]
Auto alzata [sembrerebbe un pelino alta]
Battuta al salto [fumo che esce dalle orecchie con ringhio annesso]
Impatto con la palla [quasi perfetto]
Cannonata P A U R O S A.

Risultato: missile aria-aria che si infrange sul muro della palestra senza neanche rimbalzare una volta.

L'approssimativo gesto atletico stava per centrare in pieno un povero spettatore che assisteva all'incontro dal lato opposto a quello dal quale Obongo aveva battuto (distanza stimabile in buoni 25 metri).

... Perserverare autem Obongum.

Anni dopo il tentato omicidio, forte di tanta esperienza maturata in altrettanti allenamenti e partite, Obongo si trova in spiaggia per l'esordio ai campionati italiani di beach volley insieme all'amico e compagno di avventura Obongao.
Protagonisti di un torneo di qualificazione indecoroso, vengono miracolosamente ripescati e si trovano dunque a fronteggiare una delle teste di serie del torneo nel tabellone principale. Inaspettatamente i due Obonghi fanno partita e tengono botta fino quasi alla fine.
Obongo gasato come non mai va in battuta nel pieno del furore agonistico e si convince che è il momento buono per prendere un rischio.
La battuta che ne scaturisce è un ace imprendibile che scheggia la riga.

Apoteosi. Festeggiamenti. Applausi. Adrenalina a palla.

Obongo torna in zona di battuta.
Sottorete Obongao segnala gli schemi.
Solite vocine.
"Propenderei per una battuta di sicurezza. Ora gli avversari sono in difficoltà, serviamo una palla a velocità media in modo che debbano faticare per fare il punto", esclama convinta la vocina Saggia.
"ROCKANDROLL!!!" strilla la vocina Temeraria, così forte che Obongo non sente nient'altro e batte.
Si, come avrete già intuito, anche in quel caso l'impatto col pallone non fu del tutto ineccepibile.
Sarà perchè in spiaggia non c'erano muri abbastanza vicini che battuta umana potesse colpire senza un rimbalzo, sarà perchè Obongo aveva imparato dai propri errori, questa volta il secondo missile non andò a vuoto, schiantandosi bensì, nel pieno della sua scellerata corsa, sulla nuca dell'inerme Obongao.

Il cappellino semidivelto, gli occhiali da sole a penzoloni da un orecchio e l'espressione sconsolata dell'Obongao ferito resero chiare ad Obongo due cose: era ora di esplorare altre misure di potenza al servizio oltre "Forte" e "Fortissimo" e, soprattutto, se proprio doveva liberarne uno di violenza spropositata il bersaglio umano regalava le soddisfazioni migliori in termini di risate.

martedì 25 agosto 2009

Intervista a Jacques Paillette

Una nuova intervista esclusiva per i lettori di Obongo Forever.
L'artista, il designer, il creativo, l'uomo della moda e alla moda che ha ridato lustro al concetto stesso di fashion.

OF: Jacques Paillette, benvenuto sulle pagine di Obongo Forever.
JP: Alquermes De L'Oreal, prego.
OF: Scusi, può ripetere?
JP: Alquermes De l'Oreal! È il nome che il mio spirito guida mi ha assegnato questa settimana.
OF: Alquermes?
JP: Esotico non trova?
OF: Mi scusi Jac... Alquermes, ma lei cambia nome ogni settimana?
JP: No, no, no, no! Io rigetto il conformismo delle scadenze! Orrore! Prrr! [fa una pernacchietta stizzita]
OF: Ma mi ha appena detto che il suo spirito guida...
JP: Mi assegna un nome ogni tanto, così... secondo l'ispirazione. Due giorni fa per esempio mi chiamavo Karl Furchenfaal ed ero a cena con amici a casa di Baldo che ha preparato la trifolata reale di emu con il ristretto di cioccolato e ananas e nella notte all'improvviso mi è apparso lo spirito guida che mi ha ribattezzato.
OF: Il suo nome è associato a tanti aspetti della moda ma lei come si definirebbe esattamente?
JP: Io sono un sinedrio creativo di aggregazione estetica.
OF: Semplificando?
JP: No, no, no, no! Io rigetto la banalità della semplificazione! Orrore, orrore, orrore! [Scuote le mani in avanti a braccia tese in un impeto di disgusto] La mia arte non accetta esemplificazioni ed io creo per diversificare e non per integrare. L'astrazione dell'opera è nell'intensità della sua concretezza e l'approssimazione distrugge ciò che non viene elaborato a livello subliminale. E' tutto nella percezione, ecco guardi questi schizzi della mia ultima collezione di biglie colorate firmate, ecco, guardi: le ho disegnate con la percezione, non con la matita.
OF: [Osservo curioso le biglie colorate] Certo all'occhio del profano potrebbero sembrare delle normali biglie colorate.
JP: No, no, no, no! Si liberi da questo pragmatismo del reale e si affidi alla sua percezione! [si tocca le tempie con le punta degli indici] Percezione! Percezione! Queste non sono biglie colorate, sono esternazioni della mia arte attraverso il vetro: su, percepisca con me! Non percepisce?
OF: [Accondiscendente] Si, credo di percepire.
JP: No, no, no, no! Lei deve rigettare il convincimento preposto! Orrore! Orrore! Rilasci il suo intuito e non si fidi delle percezioni altrui! Sono solo biglie colorate!
OF: Ma mi era parso di capire...
JP: [di colpo serissimo] Come dici?
OF: Dicevo: mi era parso di capire...
JP: Non lei; parlavo con lo spirito guida. A pranzo ho mangiato la crostata di polpo in salmì e ora lo spirito mi chiama... [si concentra, quasi in trance]
OF: Passando oltre, Alquermes, può racc..
JP: Nikolaj Topenko, prego.
OF: Come scusi?
JP: Nikolaj Topenko. È il nuovo nome che mi ha assegnato.
OF: [cancellando e riscrivendo veloce sul taccuino] Passando oltre, Nikolaj, può raccontarci come le è venuta l'idea che ha consacrato definitivamente il suo successo?
JP: Ah! La fashion definition! Avevo bisogno di convogliare le mie pulsioni creative in qualcosa di concreto ed a beneficio delle masse fashion, per tutte quelle persone che mi vedono come un punto di riferimento.
OF: In cosa consiste esattamente la fashion definition?
JP: Con il mio sforzo creativo io elaboro frasi che poi propongo alle mie sfilate. Moda da parlare non più da vestire.
OF: Cioè i modelli invece di sfilare parlano?
JP: I modello sfilano nudi e alla fine della passerella pronunciano le mie frasi leggendo da un bigliettino.
OF: Qualche anticipazione per i lettori di Obongo sulla collezione "Fashion definition" autunno-inverno?
JP: Ho deciso di dare ampio spazio all'impulso e al ragionamento, per farli coesistere in una conflittualità pacifica. Così ho pensato a "Love ergo Love", "Numero 1 per tutti", "Sempre come mai" e, la mia preferita, "Io Tu Egli Noi Voi Essi" che sono certo diventerà il modello fashion semantico della prossima stagione.


venerdì 10 luglio 2009

Cosa leggi di bello, Obonga?

Obongo e l'amico Obongao si preparano per uscire.
Da baldi ventiquattrenni pregustano una serata di altissimo spessore culturale a base di gin lemon, musica (musica?) da discoteca e belle coetanee, continua fonte di ispirazione per i loro adolescenziali pensieri a base di topa, tette, chiappe e tecniche di accoppiamento.
A casa di Obongo, i due mangiano una pizza, sbevacchiano un po' di birra e chiacchierano a trecentosessanta gradi dei grandi temi dell'umanità: la topa, le tette, le chiappe e le tecniche di accoppiamento.
Con l'aumentare della birra, il tono della conversazione si fa sempre più aperto ed amichevole, fino a sfociare in confidenze sul soggetto della sessualita giovanile, sia vissuta sulla propria pelle che, nella maggior parte dei casi, sentita raccontare.
Si confrontano a viso aperto su topa, tette, chiappe e tecniche di accoppiamento.
Prima di uscire c'è ancora il tempo per un paio di bicchieri di liquore di mirto; il giusto propellente per la serata che sta per iniziare. L'allegria ne beneficia immediatamente ed i due, strascicando qualche parola, blaterano ridanciani un sacco di storiacce da caserma, per lo più inventate di sana pianta, a proposito di topa, tette, chiappe e tecniche di accoppiamento.
I due inebriati amiconi, dopo un rapido controllo del look, sono ormai quasi sulla porta, quando Obongao si accorge improvvisamente che la giovanissima Obonga (sorella di Obongo) siede sul divano, tutta intenta a leggere qualcosa.
Forse intenerito ed incuriosito dalla solitaria lettrice o forse pensando che è sempre bene coltivarle fin da piccole, Obongao sfodera un benevolo impulso fraterno, cercando di palesare interesse nei confronti della giovane. Obongao imposta quindi la sua miglior voce da fiction e sforzandosi di ricordare cosa mai leggesse lui all'età di quattordici anni che non fossero giornaletti porno, interroga così Obonga:
"Non esci con le tue amichette oggi?" [Obongao fraterno]
"No" [Obonga, lapidaria Obonga]
"Ah, vedo che stai leggendo qualcosa." [Obongao perfino paterno]
"Si" [Obonga e i suoi monosillabi]
"E che cosa leggi di bello, Obonga? Topolino? Paperino? La settimana enigmistica?" [Obongao con sorrisetto placido da nonno bonario]
"L'interpretazione di Kierkegaard del Don Giovanni di Mozart" [Obonga, fulminante Obonga]

La mascella di Obongao quasi dislocata gli impedisce un qualsiasi tentativo di risposta ("Non l'ho ancora letto", sarebbe suonato peraltro scontato).
I due escono e proseguono dunque verso la loro promettente serata dopo avere preso coscienza della lezione appena imparata; sulla strada ricominciano a parlottare fitto fitto di Kierkegaard, topa, tette, chiappe e tecniche di accoppiamento, non necessariamente in quest'ordine.


giovedì 2 luglio 2009

New Sounds Music Festival

Obongo Forever ha seguito per voi il New Sounds Music Festival, la manifestazione di livello internazionale nel denominatore comune della musica alternativa. Sul palco di piazza Sbrugna di Scapogno al Grollo si sono ritrovati artisti rappresentanti delle più disparate correnti musicali per dare vita ad un variegato happening sonoro.
In esclusiva il reportage dettagliato dell'evento.

Aureola MacKenzie
La celebre strumentista irlandese ha fornito sicuramente una prova di grande spessore nell'interpretare la sua musica new age. La scenografia bucolica era composta da un prato di vere margherite steso sul palco, con due querce, daini, cervi, colombe, scoiattoli, conigli, un nano da giardino ed un unicorno. L'ameno parterre florofaunistico ha fatto da sfondo alle composizioni corali della MacKenzie. Da segnalare una nota dolente: la canzone "Butterfly fairytales", per la quale un'amplificazione non all'altezza ha penalizzato l'assolo composto esclusivamente da battiti d'ali di farfalle nane del Madagascar.

Erwin Short
Il suo show è cominciato con mezz'ora di ritardo per consentire la pulizia del palco dalla sporcizia lasciata dagli animali della MacKenzie. Il celeberrimo artista maledetto newyorkese ha portato sul palco la sua musica complessa e decadente.
Short ha chiesto al pubblico di fare silenzio per potersi concentrare. Di fronte ad una folla attentissima ha quindi attaccato il suo immortale capolavoro "The answer to all your requests": ha battuto il piede per terra per tenere il tempo, poi ha suonato un unica nota cantandoci sopra "No!". Mentre il pubblico si scioglieva in uno scrosciante applauso, il controverso Short si è allontanato furente per essere stato interrotto prima di poter finire la canzone cantando la seconda strofa ("No!", ndr).

Metal of Metal
I paladini del trash-grindcore-death-nu metal hanno dato prova di grande impatto, come nella miglior tradizione di questo genere di nicchia. Purtroppo il concerto dei Metal of Metal è durato solo 1 secondo, poichè il primo accordo di chitarra è bastato a creare un muro sonoro di tale portata da scatenare l'esplosione simultanea di tutti gli amplificatori.
Il bilancio è stato di 15 feriti ed un disperso: Jurgen Krunz, l'unico fan della band, che come di consueto si preparava ad assistere allo show abbracciando la cassa principale.

Borland-Lukovitch-Ariolla quartet
Cosa dire di questa collaudatissima jazz band che non sia già stato detto.
Questi stakanovisti del palco hanno suonato per tre ore filate deliziando i presenti con le loro funamboliche improvvisazioni. Totalmente assorbiti nella loro musica al punto di non accorgersi di essere un trio e non un quartetto come riportato nel nome, hanno suonato spalle al pubblico non avendo aperto gli occhi una sola volta durante la performance, tanto è stato appassionato il loro trasporto.
I più accaniti sostenitori hanno criticato la scelta della band di suonare una sola canzone.

Mescolance
La band più eterogenea del mondo.
Così si autodefiniscono i Mescolance, alfieri della world music.
Fra i 145 membri, oltre ad un congruo numero di bonghisti, vale la pena ricordare: un suonatore di ukulele, uno di maracas, uno di cornamusa, uno di sitar, uno schioccatore di dita ed un battitore di denti. L'esibizione è stata penalizzata dal poco tempo loro concesso, che è bastato al cantante dei Mescolance (ex ammaestratore di scimmie urlatrici del Borneo) solo per presentare tutti i componenti del gruppo.

Pus Ill Animous
Gran finale con i Pus Ill Animous, band reclutata all'ultimo momento per la defezione degli Amba Rabah CC KoKo, che non ha certamente deluso le attese. Provenienti dalla realtà dell'underground londinese, avevano infatti suonato fino ad ora solo ed esclusivamente nelle stazioni della metro della capitale inglese.
I loro coraggiosi esperimenti sonori hanno dato il tocco finale di originalità e spessore alternativo a tutta la manifestazione. Momenti di pura ricerca musicale culminati nel duetto fra un frullatore elettrico e uno sparachiodi, sulla base remixata di canti Gregoriani per la prima volta eseguiti in swahili.

giovedì 18 giugno 2009

Intervista a Maria Ausilia Purezza

Maria Ausilia Purezza a soli 22 anni è diventata Ministro delle Pari Opportunità. Una carriera quanto meno inconsueta agli occhi dei più: bellissima soubrette, spesso seminuda in televisione, mai impegnata in politica, viene scelta a sorpresa dal Capo del Governo per questa delicata poltrona.

OF: Ministro Purezza congratulazioni per il suo nuovo incarico.
MAP: Grazie, farò del mio meglio per essere all'altezza.
OF: Certo che la sua elezione ha destato più di una perplessità nell'opinione pubblica.
MAP: Non vedo cosa ci sia di strano.
OF: Beh, ad esempio, tanto per cominciare, lei non ha mai fatto politica.
MAP: Sono comunque preparata per questo impegno. Ho seguito il corso di aggiornamento del partito. Le assicuro che sono stati due giorni durissimi... E poi, ho tanta voglia di imparare.
OF: Come del resto altri che non avranno questa occasione nonostante abbiano invece i titoli.
MAP: So a cosa si riferisce: purtroppo non ho avuto tempo di completare gli studi, ma questo non fa di me una persona inferiore ad altre. D'altronde a 16 anni già lavoravo per mantenermi e non potevo dedicarmi alla scuola.
OF: Gli scandali rosa dicono che a 16 anni lei fosse l'amante di Carpazio Parlazzoni.
MAP: La solita montatura dei facinorosi dell'opposizione.
OF: Beh sono uscite le foto sui giornali di voi due alla festa del 25 aprile sorpresi mentre facevate...
MAP: Squallida propaganda! Su tutte le televisioni e i giornali che scrivono il vero, quelli della maggioranza, venne spiegato che si trattava di assurdi fotomontaggi.
OF: [finisco di scrivere facendo lo spelling... "mon-tag-gi"] Ministro Purezza, parliamo del suo programma politico. Come intende porsi nei confronti della comunità omosessuale?
MAP: Nel mio programma ci sono due punti fermi: l'omosessualità non è un reato ma va regolamentata. Da oggi gli omosessuali potranno praticare liberamente, ma solo a casa loro, una volta alla settimana e previa autorizzazione medico sanitaria.
OF: Mi scusi ma non le sembra una legge un po' fascista?
MAP: Il fascismo è un'ideologia orribile dalla quale ci dissociamo completamente. Il partito che io rappresento promuove ben altri valori: Dio, Patria, Famiglia. Anche se usiamo il saluto romano ed abbiamo lo stemma che ricalca la croce celtica, le faccio notare che noi, al contrario dei fascisti, non indossiamo camicie nere bensì di colore grigio molto scuro.
OF: A proposito di Dio: intende difendere la laicità dello Stato e dei non religiosi
MAP: Certamente: ho appena introdotto un paio di proposte di legge per difendere la laicità dello stato da questa ondata di anticristianità che sta attaccando i nostri costumi.
OF: Cosa può dirci sui diritti degli extracomunitari?
MAP: Anche per essi due nuove opportunità: minimo salariale e diritto di voto.
OF: Minimo salariale, addirittura?
MAP: Si. Dovranno lavorare un minimo 50 ore settimanali per guadagnare un massimo di 165 euro al mese.
OF: Diritto di voto agli extracomunitari? Beh, questa proprio dal suo partito non ce l'aspettavamo!
MAP: Extracomunitari? Ma è matto? Ho detto extracomunitari? Oddio! Volevo dire donne! [ridacchia imbarazzata] Mi scusi; sa, ancora non mi sono abituata a rilasciare interviste ufficiali.
OF: In tema di donne dunque?
MAP: Questo tema mi sta molto a cuore, essendo io stessa una donna che ha dovuto sudare sette camicie per farsi strada nel mondo. Anche per il mondo femminile introdurremo due cambiamenti: potranno votare, come le dicevo prima, e diventare veline o frequentare legalmente personalità importanti già dai 14 anni.
OF: Votare? Ma le donne in Italia già lo fanno da un pezzo.
MAP: Televotare! Potranno votare direttamente inviando un sms e vedere i risultati sul prossimo reality "Leggi ed eleggi".
OF: Ministro in definitiva il suo programma prevede due cambiamenti per ogni categoria di interesse delle pari opportunità?
MAP: Scusi non le pare scontato?
OF: [...]
MAP: Non per niente sono le "pari" opportunità, mica le dispari.

venerdì 17 aprile 2009

Nato sotto il segno di Obongo

L'Oroscopo è una vaccata.
Scusate la franchezza adorati lettori, soprattutto quelli, tra di voi, che messi di fronte al problema, sono soliti dire: "Si lo so, io non ci credo; però ci azzecca sempre!".
Non è vero. Non ci azzecca sempre, anzi quasi mai.
E ve lo dimostro con la sicurezza deterministica del matematico rompipalle, quello al quale poi controbattete: "Guarda che non puoi spiegare tutto con la matematica!".
Tralasciando le questioni filosofiche, rispondo solo che non c'è poi bisogno di tanta matematica per spiegare quanto assurda sia l'astrologia, ma solo un pizzico di buon senso.

Circa 500 milioni di Obonghi.
Assumendo che sulla terra ci siano più o meno 6 miliardi di persone e dividendo per i 12 segni zodiacali, possiamo approssimare che gruppi di circa 500 milioni di persone siano nate tutte sotto lo stesso segno. Prendiamone uno a caso: l'Obongo.
Ora è evidente che tra queste 500 milioni di persone nate nel segno dell'Obongo, sparpagliate in sei continenti, in una eterogeneità di razze, colori, credi e tratti caratteriali, debba necessariamente verificarsi l'esistenza di un destino comune perchè Marte è nella seconda luna di Giove o viceversa.

Lapalissiano.
Ovvio che se non ce lo avessero mai fatto notare, sarebbe la prima cosa a cui andremmo a pensare. Un po' come penseremmo, anche se non avessero mai provato a inculcarcelo nel cervello al catechismo, che è meglio essere sposati prima di fare sesso: nessuno di noi oserebbe provarci mai prima del matrimonio anche se privo di tale prezioso indottrinamento.
Perchè sono stato licenziato oggi? Venere fa si che non sia un buon momento per il lavoro.
Perchè mi ha lasciato? Tra l'Obongo e lo Scorpione non corre buon sangue.
[Fare sesso con la moglie del capo facendoti beccare dal suddeto capo e dalla tua fidanzata non ha comunque giocato a tuo favore].

Segnali forti e chiari.
Lo stesso influsso sul fato dei nostri 500 milioni di individui ce lo potrebbero avere le arance che cascano ad ovest degli aranci o le tarantole che mangiano zanzare di mercoledì.
Non vedo perchè due pianeti che si fanno i fatti loro andandosene per le rispettive orbite debbano essere una certa causa dei fatti umani mentre le altrettanto incuranti tarantole no.
Voi dell'Obongo sottovalutate le tarantole? O sopravvalutate i pianeti?
"Un inatteso incontro darà i frutti sperati".
Sia che che abbiate trovato una banconota per terra o che siate andati a sbattere contro un camion carico di pere, l'Oroscopo non avrà comunque tradito le aspettative.

Non è tutto Oroscopo quel che luccica.
"Periodo di grandi abbuffate; Giove consiglia una dieta in primavera per un'estate bollente!"
Si, cara la mia Obonga Rossi di Milano, è vero, hai messo su 12 chili e se mangi un po' meno passerai anche quest'anno la prova costume senza grossi traumi e forse troverai pure un gratificante maschione sulle spiagge assolate.
No, Obongo Batunga sudanese del Darfur, non farla la dieta, ma stanne pur certo, l'estate sarà bollente comunque, anche se ignori le direttive dell'Oroscopo.

La fede.
Scene di vita vissuta. Solita farneticante sostenitrice della veridicità dell'Oroscopo, solito scontro con il buon senso del sottoscritto.
"Adesso ti dimostro come sia assolutamente vero che certe caratteristiche comuni sono..." [assolo di empietà scientifiche]
"No mi dispiace, ti posso dimostrare scientificamente che..." [parole di buon senso al vento]
"No perchè è tutto vero, cioè se Marte e Giove..." [altra vagonata di cianfrusaglie sonore]
"Vabeh, allora dimmi: di che segno sono? Se è una scienza esatta, lo devi indovinare subito." [porco me che non ho proposto una scommessa]
"Capricorno! Sei capricorno, l'ho capito subito guarda così sicuro di te e..."
"No, non sono Capricorno" [uno a dodici erano soldi facili, ma sono ancora in tempo per una scomm...]
"Toro. Sei un Toro! Questa tua testardaggine è una caratteristica del..."
"No, non sono del Toro"
Seguono in rassegna altri otto sfortunatissimi tentativi, quasi fino ad esaurimento segni. Rimangono Vergine e Pesci. [e qui al 50% già non avrei più scomesso niente]
"Vergine, sei vergine!"
"Si, hai indovinato..."
"CHIARO! VERGINE! Hai le classiche caratteristiche del..."

lunedì 23 marzo 2009

L'ispettore Naso e il fido cane Fido

L'ispettore Naso era a caccia di emozioni forti quando sia accorse che il suo retino acchiappa-shock era bucato.
"Deve essere successo quando ho fatto il bucato", esclamò Naso tra i denti.
Uscendo dal cavo orale si avviò verso il negozio di armi.
Appena entrato scansò un braccio e due gambe, capendo di essere entrato nel negozio sbagliato. Ritentò e si trovò faccia a faccia con l'armaiolo; smisero di ballare il tango e Naso scelse la sua arma.
Un fucile, ora Perù.
Lo imbracciò e si diresse verso la foresta col suo fido cane Fido. Trovò un cappellino, poi un berretto e finalmente un cappuccio; era giunto nel bosco.
Percepì una situazione di tensione... Sdrang! Oh no! Gli avevano teso un'imboscata!
Tre grossi uomini a piedi ed un piccoletto a cavallo: tre furfanti ed un furfantino.
Cadde il silenzio. Naso lo aiutò a rialzarsi.
Fido iniziò ad abbaiare e subito estrasse un pettine: era un cane da riporto.
I quattro avanzarono quatti quatti, praticamente otti.
"Fermi!", gridò Naso.
"Enrico, famoso fisico italiano!", rispose il più colto.
Colto di sorpresa, Naso ebbe un sussulto, poi un altro sussulto e ancora un sussulto, infine un sussultimo.
Lo scontro a fuoco che ne seguì si vide con chiarezza.
Naso fece centro quattro volte, per un totale di quattrocentro.
Si frugò nelle tasche e trovò oro e incenso, ma era stata la mira a salvargli la vita.
L'ispettore Naso pensò che tutto avviene per un motivo ed infatti si mise a canticchiare.
Decise di rimettersi a caccia e sparò ad un passero solitario: tra un tre di picche ed un re di denari, il pennuto stramazzò al suolo. Il buon Fido si lanciò verso il povero passero tornando però con una mimosa in bocca.
"Stupido cane d'acacia!", sbottò Naso.
Non era il caso di Prendersela: Artemio Prendersela era già stato incriminato e condannato.
Naso era sollevato e perciò si sentiva all'insù di morale.
Richiamò il cane, scegliendo come nome "Mondo" e se ne tornò a casa.

Ancora una volta il bene aveva trionfato pur non essendo del tutto chiaro se il fato avesse trionbene.

venerdì 27 febbraio 2009

Dove osano i maccheroni

Anni fa; ora di pranzo a casa Obonghini.

Mamma Obonga ha appena depositato sul tavolo una pentola piena di succulenti maccheroni al ragù, ma ancora nessuno è arrivato in cucina per sedersi a tavola.
Il famelico Obongo Jr, l'adolescente figlio maggiore, è appena tornato da scuola affamatissimo e si precipita per primo attirato dal delizioso profumo.
Visto che ancora nessuno ha raggiunto la cucina [ma soprattutto perchè non ci vede dalla fame], pensa di cominciare a mettere le porzioni nei piatti [iniziando dal suo].
La fame però guida la sua mano ed i movimenti risultano quindi approssimativi, causando l'immediato spatasciamento di un sugoso maccherone sulla tovaglia, che per una malaugurata circostanza era stata tirata fuori pulita dal cassetto, proprio quel giorno.
Il resto della famiglia sopraggiunge in quel momento ed Obongo Jr viene colto in flagranza di reato con soli pochi maccheroni nel piatto ed un esemplare dei medesimi che giace rossissimo sul bianco tessuto.
In particolare papà Obongo si sente molto toccato dalla maleducazione del figlio reo di avere insozzato la tovaglia per non avere contenuto i suoi istinti animali e non avere convenientemente atteso per il resto dei commensali, prima di iniziare a trafficare con il cibo.
Papà Obongo, opportunamente, entra in “modalità genitore”.
La ferma filippica che ne deriva è ascoltata con attenzione da un penitente Obongo Jr, dalla piccola Obonga Jr e da mamma Obonga, mentre papà Obongo in persona e con la distinta aristocrazia di un Lord inglese distribuisce maccherone dopo maccherone le porzioni a tutta la famiglia, misurando i movimenti, nel lodevole tentativo di dare il buon esempio al maldestro figliuolo.
Dopo avere espletato le operazioni di riempimento dei piatti ed avere rafforzato i capisaldi del galateo familiare per qualche altro minuto, tutto è pronto.
Ah no! Meglio versare prima un po' d'acqua nei bicchieri.
“Mamma Obonga, cortesemente, puoi passarmi la bottiglia dell'acqua” [sempre più calato nella parte di Lord Educational, come d'altronde la circostanza richiedeva] “Certo papà Obongo, ecco prendi pur....”
Swissssssss... Skatlosh!!!
Spuishh... Splaashh... Skawwtcch....

Silenzio.

Purtroppo la presa di papà Obongo non fu in quella occasione ferma come i suoi propositi educativi e la bottiglia dell'acqua piena (2 litri, ovvero 2 chili) rifuggì dal capofamiglia per tuffarsi, irriguardosa del bon ton, dritta nella pentola che inerme si trovava a centrotavola, ancora piena dei restanti maccheroni.
Il gioioso tripudio di maccheroni generatosi nell'impatto andò ad intaccare ulteriormente non solo la già ferita tovaglia nuova ma svariati altri elementi dell'arredo e delle infrastrutture; val bene ricordare, tra tutti, il muro bianco della cucina, sul quale un maccherone falliva un pietoso tentativo di arrampicata libera, lasciando invece dietro sé una stria sanguinolenta vinto della forza di gravità.
Obongo Jr, colto da un isterico attacco di riso, ma avendo notato lo sguardo inferocito di papà Obongo, decise di riparare rapidamente in camera sua, per poterlo liberare contro il cuscino del letto, al sicuro da eventuali rappresaglie in forma di sberle.
Altri maccheroni vennero repertati dopo pranzo a seguito di un'accurata ricerca condotta da mamma Obonga, alla quale toccò anche spiegare alla giovanissima Obonga Jr che, no, i maccheroni non sanno volare.




giovedì 19 febbraio 2009

Intervista a Carpazio Parlazzoni

Nel già di per sé controverso mondo della politica italiana, una figura spicca per essere tra le più discusse degli ultimi tempi, se non addirittura di sempre.
Obongo Forever ha intervistato per voi il segretario del partito Giallo, onorevole Carpazio Parlazzoni.

OF: Onorevole Parlazzoni alcuni contestano che la sua ascesa al potere sia costellata di contraddizioni. Cosa risponde?
CP: La ringrazio per la domanda. Mi lasci che le dica come la faziosità di alcuni non rappresenti lo spirito di maggioranza che contraddistingue le forze libertarie che operano all'interno di questo paese e con le quali io sono allineato.
OF: Temo di non capire... Da direttore del settore giovanile del partito Rossissimo, a coordinatore regionale del partito Verde, poi candidato con i Blu, poi i Rossi, i Rosa, segretario di partito dei Neri ed ora si presenta alle elezioni europee con i Gialli... Qual è il vero credo politico di Parlazzoni?
CP: Guardi la solita disinformazione architettata ai danni di un onesto cittadino che non fa altro che rappresentare altri onesti cittadini presso un sistema non meritocratico che vogliamo assolutamente smantellare. Io sono sicuro che lavorando in questa direzione porteremo un risultato brillante e che sarà di comune soddisfazione per tutti gli italiani.
OF: Mi scusi, ma ho come l'impressione che lei non stia rispondendo alle mie domande...
CP: Tutto questo insieme di norme legislative non potrà che essere snellito da un opportuna concordanza di sinergie volte a minare il potere della magistratura ai danni della classe politica.
OF: Leggiamo tra le righe che non le va di soffermarsi sul suo passato politico; possiamo parlare almeno del presente? Come mai si è ora schierato con i Gialli?
CP: Il nostro partito ha un programma politico nel quale mi identifico in pieno: ad esempio sono sempre stato un fermo oppositore dell'aborto, il diritto inalienabile alla vita... [omissis, tiritera di 15 minuti]... ogni cittadino!
OF: Mi scusi ma ci sono interviste di repertorio in cui lei, sosteneva l'esatto contrario. Citando parole sue, di quando era membro del partito Rosso: "Lo stato deve riaffermare la sua laicità sulle tematiche... [omissis, tiritera di 15 minuti]... ogni cittadino!"
CP: Il puntuale riscontro sulle necessità di creare un substrato economico che sia incentivante per le piccole e medie imprese è una delle priorità che abbiamo messo nel programma di partito e sulle quali lavoreremo incessantemente.
OF: Ma lei risponde con frasi preconfezionate qualsiasi cosa io le chieda?
CP: Non ci piegheremo mai alle dispotiche voci che si levano dall'opposizione.
OF: [pausa di riflessione... poi faccio un tentativo, incuriosito] Bagungu tatanga gu de magù?
CP: [impassibile] L'esoscheletro sociale non è un giocattolo, ma un valore comune al quale dobbiamo guardare con estrema attenzione.
OF: [sfiancato] Onorevole Parlazzoni: un saluto per i nostri lettori.
CP: Ringrazio Obongo Forever per questa intervista ed invito tutti i lettori a diffidare di quella classe politica purtroppo sempre più diffusa che invece di proporre serie tematiche si limita a vendere aria fritta solo per conquistare consensi elettorali. Confido molto nelle vostre coscienze sociali e vi lascio con un suggerimento [inizia a fischiettare una melodia accattivante e poi canticchia]: Alle prossime elezioni, vota vota Parlazzoni!

martedì 17 febbraio 2009

EHometro™

Storie dei tempi della scuola, di ragazzi con poca voglia di seguire la lezione ed un deviato senso dell'umorismo di basso profilo, sempre pronto a sfociare in soluzioni innovative: ecco come nacque l'EHometro™.

Obongo e Obongazio sono compagni di banco da anni. Caratteri e stili differenti ma legati da una collaudata complicità e dalla comune totale indifferenza verso le interminabili lezioni di storia della Obonghini.
Quelle lezioni in cui guardi l'ora e vedi che sono le 10.24 e quando la riguardi cinque minuti dopo, sono inspiegabilmente ancora le 10.24. Dopo avere esaurito praticamente tutte le risorse disponibili nell'armamentario dello studente distratto e dato sfogo alle pulsioni grafomani su qualsiasi libro, quaderno, astuccio e foglio sparso disponibile, ecco che, imprevista, arriva per i due la manna dal cielo.
La Obonghini fa "eh".
Fa un sacco di "eh".
Mette "eh" prima e dopo quasi ogni parola che dice.
Sai che spasso.
I due se ne accorgono e comincia la gara: misurazione in secondi, valutazione in decibel, media oraria degli "eh", numero massimo di "eh" per parola (sei con una sola parola, per gli amanti della statistica), premio speciale della critica e così via. 
Insomma ce n'è d'avanzo per riempire un buon numero di ore di storia e filosofia. Ma quando sembra che l'EHntusiasmo stia per scemare, ecco materializzarsi il vero genio "criminale".
Obongo nota che Obongazio fa strani movimenti: è da un po' che punta il gomito sul banco e muove l'avambraccio da sinistra a destra in maniera improvvisa. 
All'inizio non capisce, poi guarda meglio e si accorge che sotto l'avambraccio, sul banco stesso, Obongazio ha disegnato un gigantesco quadrante a mo' di quelli che compaiono nei contatori del gas, con le diciture calibrate: "zEHro", "mEHdio", "pEHricolo" e, per finire, "EHsplosione nuclEHare". 
Il sismico alunno sta registrando ogni variazione sul tema "eh" della Obonghini in diretta.
Beh il resto è storia.
Al braccio-lancetta di Obongazio che si muove a ritmo di "eh", fa eco una risata di Obongo, il quale paonazzo in volto fa di tutto per cercare di non farsi beccare, dandosi un minimo di contegno. 
La reazione a catena è però innescata e Obongazio resta vittima della sua stessa creazione prorompendo anch'egli in singhiozzi di riso di fronte alle risate ormai isteriche ed incontrollate del suo compagno di banco.
La cosa assume toni spudorati ed i due se la ridono beatamente nel bel mezzo della lezione, di fronte alla classe che non capisce.

Vengono interrotti dalla Obonghini in persona, che sicuramente non migliora la situazione quando apostrofa i due nel seguente modo: "Eh... ragazzi... eh... volete far ridere... eh... anche noi... eh.... se fa così ridere... eh... perchè non la raccontate... eh... anche al resto della classe... eh...?"


lunedì 19 gennaio 2009

Difficile essere originali

Spesso la realta' supera l'immaginazione.
Beh non l'ho scritto per dare un senso al titolo, ma per introdurre questa breve storia accadutami... Ahem, accaduta ad un tale che conosco e che per consuetudine chiameremo Obongo.

Obongo ed i suoi due amici Obonghi e Obongerosa si trovano a Verona. E' sera e stanno rientrando dall'allenamento in palestra. Il clima e' gioviale, fuori nevica e Obongo e' di buon umore perche' il Natale si avvicina e a breve sara' di ritorno in Sardegna per le vacanze.
Sara' il pensiero della Sardegna, sara' il clima un po' da caserma creatosi tra i tre che ancora stanno commentando alcuni dei dettagli anatomici migliori visti in palestra, sara' il freddo che gli sta ghiacciando il cervello, tant'e' che il solitamente mite ed educato Obongo viene colto da un'idea perlomeno deprecabile.
Attirato come un bambino che vede la neve per la prima volta (ed in effetti in Sardegna non ne cade tanta), Obongo si ferma scrutando gli strati accumulatisi in grande quantita' sulle autovetture parcheggiate per strada.
Agli sguardi inquisitori di Obonghi e Obongerosa, Obongo risponde pronto: "Adesso lascio la firma su una macchina."
Obonghi: "In che senso? Devi pisciare su una ruota?"
Obongerosa: "Ma se non sai scrivere"
Mandati a quel paese mentalmente i due ironici individui, Obongo procede ormai determinatissimo nel suo ingiustificato piano criminoso.
"Adesso scrivo qualche parolaccia in sardo su... mmm... Quella macchina!"
I due che per un attimo hanno pensato che questa stupida azione, di scrivere a lettere cubitali un insulto in sardo sulla neve sopra una macchina di Verona, fosse una totale perdita di tempo, erano ignari di quello che il destino aveva in serbo per l'improvvisato hooligan dei quattro mori.
L'azione vandalica stava per essere perpetrata a danno di una macchina scelta a Verona, in totale casualita', tra le migliaia di migliaia di autoveicoli parcheggiati sotto la neve nella citta' in quella sera di dicembre.
Giunto di fronte al cumulo di neve che si era depositato sul vetro, Obongo resto' di sasso ed invece di scrivere qualcosa, fu costretto, suo malgrado, a leggere: "Coddatevi tutti!" (si, con tanto di punto esclamativo).
Alla faccia interdetta di Obongo fecero da contrappunto le facce ancora piu' smarrite di Obonghi ed Obongerosa che non capivano. Tutto cio' che rimase da fare ad Obongo, fu di spiegare che in sardo, quella brutta frase significa, per usare un eufemismo, "Andate tutti a praticare sesso con voi stessi".
Beh, in un modo o nell'altro, il siparietto si era alla fine rivelato divertente e per certi versi pure educativo.
Obongo ha infatti imparato due lezioni in un colpo solo.
La prima e' che la carriera da teppista non e' la sua strada e la seconda, piu' importante, e' che a questo mondo e' davvero difficile essere originali.