mercoledì 31 dicembre 2014

Intervista a Budget Man

In tempi di crisi si assiste ad un proliferare di soluzioni low-cost un po’ in tutti i settori.
Noi di Obongo Forever abbiamo intervistato per voi Budget Man, il primo supereroe alla portata di tutti.

OF: Buongiorno Budget Man!
BM: Mi chiami pure Pino.
OF: Come Pino?
BM: Sì, all’anagrafe io mi chiamo Pino Rossi.
OF: Ma come? Ci svela la sua identità segreta? Non vuole proteggerla a tutti i costi?
BM: Eh, io vorrei anche, ma non ho mai registrato il marchio e un supermercato minaccia di farmi causa.
OF: Un supermercato?
BM: Già, hanno creato questo personaggio, un pupazzo dalla testa di uomo ed il corpo di formica gigante, che si chiama come me. Lo usano quando fanno il 3x2 e io in quei periodi lì non posso usare il nome. Mi sono già arrivate due lettere dagli avvocati.
OF: Bene, allora Pino, come si diventa supereroe low-cost?
BM: Beh ci si adatta un po’. Non è che tutti possono permettersi di strillare “Aiuto Batman” oppure “Salvami Superman” e quelli arrivano. Il mondo è pieno di criminali e di situazioni pericolose ed i supereroi più famosi alla fine non ce la fanno a fare tutto. E poi, tipo se ti cascano le chiavi in un tombino, che fai? Chiami l’Uomo Ragno? E quello mica viene. Ha un nome, un prestigio, nel tombino non ci va.
OF: Insomma per questi lavori più umili che nessuno vuol fare…
BM: No, non è una questione di lavori umili. Per quelli c’è tutta una sfilza di supereroi extracomunitari pronti a qualsiasi cosa: l’Uomo Negro, Bangladesh Kid, Wonder Badante e via dicendo. Prendono i lavori che noi supereroi locali non vogliamo più fare.
OF: E allora dove entra in gioco Budget Man?
BM: Beh, anche al netto dei lavoracci più terra terra, c’è comunque un sacco di super domanda e poca super offerta; si è creato un mercato per quelli come me.
OF: Come si attrezza per affrontare la sua giornata?
BM: Le tute me le cuce una mia zia sarta, sono fatte su misura e anche di qualità se vogliamo. Solo che ho comprato questa partita a prezzo scontatissimo da un emporio cinese e ce le ho tutte in lana merinos. Insomma col bel tempo fatico parecchio. Il mantello me lo sono fatto da solo, ritagliando un pezzo di sipario preso da un teatro che è stato demolito.
OF: E tutti i gadget tipici del mestiere?
BM: Roba di recupero. Tutta questa serie di attrezzi vari che vede qui è dismessa da Batman, me l’ha venduta un suo cugino napoletano, ma tanto le iniziali sono le stesse e poi per coincidenza anche io ho un simbolo abbastanza simile al suo.
OF: Un pipistrello nero?
BM: No è un topo con le ali grigio scurissimo; è originale, mica copio io! Poi ho anche una clava di polistirolo e una mazza di poliuretano. Male non fanno, ma quando un teppista mi vede arrivare di gran carriera, sudato come un maiale dentro la calzamaglia pelosa, con una pantegana alata sul petto, in genere scappa a prescindere e fino ad oggi non ho mai avuto bisogno di usarle.
OF: E anche lei come Batman ha un collaboratore fidato?
BM: Ce l’avevo, Saldo Boy, il ri-prezzatore mascherato, l’avevo pure assunto a tempo indeterminato ma con la crisi ho dovuto metterlo in cassa integrazione.
OF: Ci racconti un’avventura che le è capitata.
BM: Una volta un’anziana signora mi ha chiamato per aiutarla ad attraversare la strada: era in grande difficoltà, non si fidava neanche del colore del semaforo perché quasi cieca.
OF: E lei è volato a soccorrerla?
BM: Volato è una parola grossa. Sono andato più svelto che potevo; tre ore e sono giunto sul posto.
OF: Tre ore?
BM: C’era sciopero dei mezzi.
OF: E alla fine, l’ha portata in salvo dall’altra parte della strada?
BM: Certo, dopo che abbiamo concordato il servizio. La chiamata è gratis, ma solo la chiamata.
OF: Ma lei si fa pagare?
BM: E secondo lei come glielo do io da mangiare a Budget Woman e ai miei tre figli?
OF: Beh in tempo di crisi, suppongo sia lecito. Quindi ha preso un piccolo obolo per l’attraversamento?
BM: Sì, ma poi ha voluto anche che le portassi i sacchi della spesa.
OF: E certo, povera vecchina! Ma non le avrà chiesto altri soldi per…
BM: Beh è gratis, ma solo fino a due chili di spesa, poi scatta la tariffa al chilo per la spesa in eccesso.
OF: Insomma alla fine la signora con la sua spesa ha attraversato le strisce?
BM: Sì, ovvio. Dopo che mi ha pagato il contributo per la lettura a voce alta del colore del semaforo, il sovrapprezzo per la presa sottobraccio (è gratis solo se si attraversa senza toccarsi) e il costo di due minuti di conversazione sul tempo e i politici.
OF: Le ha fatto pagare anche quello?
BM: I primi 20 secondi erano gratis, ma quella non si fermava più.
OF: Tutto qui?
BM: No, ho fatto anche a tempo a venderle un gratta e vinci.
OF: Cosa c’è nel futuro di Budget Man?
BM: Ho mandato un curriculum al supermercato, c’ho la raccomandazione di un amico del fratello di Batman; magari mi assumono come formica gigante, ho intravisto il costume ed è fatto di un tessuto leggero. Qui siamo a Marzo e con sto clima impazzito io già non respiro più. E soprattutto mi ripiglio il nome senza scucire un soldo per il marchio.
OF: Budget… Pino, siamo arrivati alla fine dell’intervista, vuole dire qualcosa ai nostri lettori?
BM: Sì, in tempi di crisi come questi, c’è bisogno di supereroi. Non smettete mai di sognare e di credere nei supereroi. Chiamate i supereroi, e loro arriveranno. Sciopero permettendo.




martedì 23 dicembre 2014

Effetto di clima impazzito

Davanti a casa di Oborzo
Sotto una pioggia battente, Oborzo è intento a sistemare alcuni pacchi nella sua macchina.
In quel momento esce di casa Obongova, la fidanzata russa di Obongàn, vicino di casa e, all’occorrenza, simpatico burlone.
- Ciao Oborzo.
- Ciao Obongova, tutto bene?
- Sì. Senti volevo dire io te che… Mi dispiace.
- …?
- Ecco, mi dispiace per tua macchina.
- Ah sì, grazie, ma non è niente di grave.
- Come no? Pioggia acida, effetto di clima impazzito. Mi dispiace.
- …?
- Pioggia ha cambiato colore. Oro andato via. Mi dispiace.
Per il buon Oborzo la conversazione è ora assai surreale al punto che ringrazia Obongova non sa bene per cosa, e mentre lei si allontana, riprende dove aveva interrotto con un grosso punto interrogativo nella testa.

Il giorno prima, in campagna
La sfavillante macchina color oro di Oborzo ha un guasto proprio di fronte a casa dei suoi genitori, in aperta campagna.
Oborzo si fa accompagnare dal meccanico e, visto che la riparazione necessiterà alcuni giorni e dovendo tornare presto in città, si fa prestare la macchina da suo papà; un modello identico in tutto e per tutto, con la sola differenza di essere di color argento anziché oro.
Lasciando da parte facili umorismi per cui il nonno probabilmente ce l’aveva anche lui uguale ma color bronzo, Oborzo riparte verso la città: stessa macchina, colore diverso.
Parcheggia la macchina di fronte a casa giacché l’indomani mattina dovrà caricare dei pacchi e pensa: “speriamo che non piova”.

Pochi minuti prima dell’inizio di questa storia.
Obongàn ed Obongova osservano l’acquazzone che imperversa all’esterno, dalla finestra di casa.
Obongova si prepara per uscire, mentre Obongàn adocchia Oborzo intento a caricare la macchina; per l’occasione quella color argento e non oro. 
Uno sguardo alla macchina, uno sguardo alla pioggia, uno sguardo a Obongova.
La tentazione è forte e il perfido Obongàn coglie la palla al balzo.
- Certo che il clima è proprio impazzito!
- Pioggia sempre viene in inverno.
- Sì, ma il problema non è la pioggia normale.
- Come normale?
- Questa è pioggia acida!
- Cosa vuol dire acida?
- Vieni a vedere. Guarda la macchina di Oborzo, ti ricordi come era tutta dorata?
- боже мой!!! 
- Hai visto?
- Cosa successo macchina di Oborzo? 
- La pioggia acida ha tolto tutta la vernice!
- Terribile! Pioggia acida pericolosa?
- No, no, se ti bagni poco non succede niente, ma la macchina è rimasta tutta la notte all’aperto!
- Mi dispiace tanto.
- Eh, sono gli effetti del clima impazzito.
Obongova seriamente contrita, prende l’ombrello ed esce.

Il giorno dopo
Obongo ed Obongàn si incontrano per caso.
- Oh! Caro il mio Obongàn, come stai vecchio mio?
- Non mi lamento dai.
- E a casa, Obongova?
- Bene grazie, anche se è un po’ arrabbiata con me.
- Cosa hai combinato?
- Ti ricordi come pioveva? Le ho fatto uno scherzo; le ho raccontato che la pioggia acida aveva scrostato la vernice dalla macchina di Oborzo.
- Che scemo! E lei?
- Eh, ci è cascata e sensibile com’è, quando ha incontrato Oborzo, gli ha pure detto che era dispiaciuta per la macchina scolorita per gli effetti del clima impazzito.
- E come è andata a finire?
- Beh, di buono c’è che quando ha scoperto che gli effetti del clima impazzito non sono così violenti si è tranquillizzata; di contro non l’ha presa molto bene.
- Non bene, quanto?
- Abbastanza. Mettiamola così: di buono c’è che ho ancora una fidanzata, di contro ho scoperto che gli effetti del clima impazzito possono essere abbastanza violenti, soprattutto sugli stinchi.


lunedì 15 dicembre 2014

Gran bel pezzo di obonga

Obongo e i suoi amici si ritrovano sempre più spesso a parlare di obonghe, come si conviene ad una banda di adolescenti scoppiettanti di salute e pieni di ormoni.
I più smaliziati possono già raccontare le loro prime interazioni, vere o presunte, tenendo banco in mezzo ad un capannello di altri obonghi rapiti in ascolto.

Un giorno come tanti, una bella obonga transita in corridoio e, passando, dedica un largo sorriso ad Obongassa, di sicuro la tessera numero uno del club degli smaliziati.
Tutti gli obonghi rivolgono increduli lo sguardo verso di lui, in attesa di un cenno di conferma, che prontamente arriva.
Obongassa annuisce con un sorrisino: “Gran bel pezzo di obonga, vero ragazzi?”
Gli amici confermano con commenti di ogni sorta, congratulandosi per la conquista.
Nel vociare si fa allora avanti Obonguti: “Sì carina, dai… ma, ce l’avete presente quella della 5°F?”
Un paio di obonghi si girano immediatamente e uno di loro chiede: “Non starai parlando della…”
“Sì, proprio lei, la Gnoccobonga della 5° F” conferma Obonguti compiaciuto.
Improvviso silenzio: si sente l’eco della “effe” farsi strada fra le facce impietrite dallo stupore.
Tutti gli occhi su Obonguti.
Una voce balbetta timidamente “Tu hai… la Gnoccobonga… tu e la Gnoccobonga?”
“Sabato scorso in discoteca. Limonato sui divanetti. Gran bel pezzo di obonga, vero ragazzi?”
Si rianima il vociare e parte un nuovo giro di commenti eccitati e di congratulazioni per la conquista di pregio.
Seguono poi Obonghillo (sua cugina porcella), Obonghetti (amica di sua mamma) e Obongo (fotomodella brasiliana palesemente inventata, ma con tale forza creativa da risultare credibile all’auditorio).
Tutti con il loro gran bel pezzo di obonga da vantare.
Tutti tranne uno.
Obonghizio.

Un tipo non di bell’aspetto e neanche particolarmente brillante o affascinante: insomma un tipo brutto e pure tonto, ma per certo uno che non si arrende facilmente.
La sua fame di obonghe, ma soprattutto l’idea di avere anche lui qualcosa da dire negli improvvisati congressi fra obonghi, lo spinge verso un inaspettato successo.

Alla prima occasione buona, dopo l’ennesima conquista di Obongassa e la nuova fotomodella svedese di Obongo, prende il coraggio a due mani e attira l’attenzione su di sé.
“Guardate qua”
Ci vuole un attimo perché gli amici capiscano che è lui che ha parlato.
Nessuno davvero se lo aspetta.
“Guardate qua ragazzi”, Obonghizio tira fuori qualcosa dalla tasca dei pantaloni.
“Ti ha rilasciato la fattura?” sibila un sarcastico Obonghillo, generando una risata generale.
“Ridete, ridete. Questa è la foto della mia ragazza”.
Dopo un primo momento di incredulità, gli obonghi curiosi acchiappano la foto e la fanno girare.
Ebbene sì: la foto ritrae Obonghizio abbracciato ad una ragazza dal corpo sinuoso e ben fatto.
Chi sia la coraggiosa dalle belle forme, però, non è dato saperlo.
Obonghizio ne ha opportunamente ritagliato la faccia e non per motivi di privacy o di cavalleria.
Riconoscibile per via della borsetta rosa shocking sopravvissuta al ritaglio, il corpo in questione viene comunque associato alla faccia di Racchiobonga, non senza qualche difficoltà.
Le fattezze del viso della ragazza avevano infatti sempre scoraggiato gli obonghi dal perlustrare sotto l’altezza del suo mento, dove in effetti qualche motivo per guardare c’era anche, se si era riusciti a superare lo scoglio dei connotati (la metafora dello scoglio non è casuale).
Obonghizio fiero come non mai si riprende la foto del 75% della sua ragazza e se la rimette in tasca soddisfatto.

Mai nessuno come lui quel giorno, fra tutti gli amici conquistatori o presunti tali, ha avuto ragione di esclamare: “Gran bel pezzo di obonga, vero ragazzi?”


domenica 7 dicembre 2014

Balla che ti passera

Al fine di trovare Obonghe disponibili, l’Obongo single si impegna in mille e più una attività, non lesinando all’occorrenza buone dosi di sforzo fisico.
Ecco una carrellata di alcuni dei modi in cui questi novelli passeri solitari sono pronti a mettersi in gioco pur di trovare la loro solitaria controparte.

Le palestre
Le palestre sono da sempre un ricettacolo di single di nuovo e lungo corso.
Prendiamo un Obongo che è stato scaricato di recente, dopo una confortevole relazione durata molti anni in cui il movimento più intenso in cui si produceva era la combinazione “apri frigo, versa birra”; colpa di una fidanzata indulgente che non prestava più caso al coefficiente α-Adiposo stabilizzatosi nel tempo sull’aumento di un chilo ogni due mesi.
Passato il periodo di elaborazione del lutto, prende la fatidica decisione: si iscrive in palestra per rimettersi in forma e aumentare le chance di avvicinare nuove Obonghe.
Trattandosi spesso di un novizio alla sua prima esperienza fra manubri e bilancieri, il commerciale di turno non fatica a vendergli un pacchetto completo a base di body, step, fit, aero, cardio, hip, hop, vascular, kickbox fino ad arrivare, in casi estremi, alla capoeira e al deltaplano.
Tipica in questi casi l’imprescindibile affiliazione al corso di tendenza; l’ennesimo mix di musica ed esercizi ginnici dal nome colorito e attraente, tipo Pilates, Zumba, GAG, Fist-Pump o Gronka.
Il corso è sempre tenuto da un pluridecorato campione con esperienza decennale, nonostante la nuova disciplina sia stata inventata di sana pianta solo un paio di mesi prima da qualche furbo pubblicitario per rinfrescare un po’ l’offerta, sposando una volta ancora marketing, ritmo e moda.
L’Obongo ammaliato dalle tutine colorate e aderenti delle saltellanti Obonghe in sala non fa caso a questi dettagli e suda contento per ore con un solo obiettivo in testa.
Non appena trovata la passera solitaria inizia a diradare le presenze in palestra per tornare a dedicarsi soddisfatto alla routine frigo-birra e riportare il coefficiente α-Adiposo all’antico splendore. 

Balli latino americani
Altro porto di mare che accoglie Obonghi single alla deriva e smaliziati cacciatori sono i balli latino americani.
La domanda che l’Obongo single si pone in questo caso è: “Dove potrei trovare un branco di passere solitarie che sappiano danzare sinuosamente e allo stesso tempo si lascino toccare senza che manco debba presentarmi prima e, soprattutto, al riparo da una denuncia per molestie?”
“Ah, dimenticavo: coniugando il tutto con la mia smisurata e disinteressata passione per i balli latino americani?”
La risposta sono ad esempio la salsa e il tango, balli nei quali l’Obongo single può avventurarsi in strusciamenti più o meno audaci con perfette sconosciute, eliminando tutta quella seccante trafila in cui dovrebbe prima convincere la controparte a farlo: gli basta presentarsi in una sala piena di gente con la stessa passione e infilarsi nel mezzo.
Seguendo questa invitante prospettiva chi sceglie, ad esempio, la salsa si butta in pista e inizia a ricopiare i passi proposti dal maestro Pedro Alvarez Obongòn a velocità sempre crescente. Raggiunto un livello accettabile nel mulinare i piedi ed ondeggiare le anche, è pronto per far roteare un’Obonga dietro l’altra, di qua e di là, di sopra e di sotto, acchiappandola nella maniera che ritiene più conveniente.
Gli addetti ai lavori sostengono che il tango sia un po’ più raffinato; forse il passo non altrettanto esagitato garantisce un ballerino mediamente meno sudaticcio. Il tanguero poi, affermano le tanguere, è un po’ come un karateka che combatte in tre quarti: per ogni nuovo passo che padroneggia, guadagna una cintura di un colore diverso facendo aumentare le sue quotazioni presso le Obonghe, le quali lo considerano, livello dopo livello, un ballerino interessante, un ballerino di qualità, un ballerino figo e, infine, al culmine del suo percorso artistico, il padre dei loro figli.
I balli latino americani presentano una percentuale di abbandono inferiore rispetto alla palestra.
Una volta scoperto che funziona, l’Obongo inizia ad affinare la tecnica e con l’affinamento della tecnica si appassiona per davvero al ballo per via della facilità con cui conquista sempre più passere solitarie.

La discoteca
L’attività da single per antonomasia resta però la discoteca.
Indicata soprattutto agli Obonghi che non hanno niente da dire ad Obonghe che non hanno alcuna voglia di ascoltarli, anche per via dell’assordante tunz tunz tunz di sottofondo.
In particolare, in questa sede ci occuperemo del grinding.
Questo ballo (ballo?) è nato dalla cultura (cultura?) hip-hop del mondo anglosassone.
Per l’Obongo single è l’attività in assoluto meno dispendiosa in termini calorici.
Consiste nel pagare un biglietto di ingresso in discoteca e, ad una certa ora, addentrarsi in pista.
L’unica preoccupazione vera dell’Obongo interessato al grinding è quella di accertarsi di essere in una discoteca frequentata da donne con scarsissima autostima (ma se vi trovate nel mondo anglosassone questo non dovrebbe riuscirvi difficile) e che l’ora sia tarda, in modo che le suddette abbiano già consumato l’equivalente alcolico di una squadra di rugby che festeggia i play-off (ma se vi trovate nel mondo anglosassone questo non dovrebbe riuscirvi difficile).
Per altro tali Obonghe sono individuabili con disarmante facilità: vestite come gli incarti dei regali di Natale, prorompono in risate che producono gli stessi decibel di un aereo in decollo e perdono l’equilibrio ogni due passi, finendo gambe all’aria e attirando l’attenzione di tutti i presenti per via del perizoma in vista o dell’assenza del medesimo.
Una volta giunto il momento propizio, l’Obongo si posiziona in piedi vicino a cotali signorine.
Le signorine, una volta rilevata la presenza dell’Obongo, registreranno mentalmente anche la presenza di un nuovo apparato genitale maschile nel loro raggio d’azione ed entro breve tempo vorranno constatarne l’effettiva disponibilità sfregandoci sopra le terga con vivace energia.
Come palline impazzite in una roulette che gira, quando le chiappe dell’Obonga in perlustrazione si fermano sul numero dell’Obongo prescelto, ecco che nasce un amore.
Adatto a quegli Obonghi che non fanno molto caso se la solitaria di turno è una passera, una cernia o un armadillo, il grinding non genera quasi mai rapporti duraturi.
Al risveglio dopo una notte di passione infatti la passera solitaria volerà via quatta quatta dall’Obongo che l’aveva temporaneamente conquistata, chiedendosi smarrita come tutto ciò sia potuto succedere, lei che in genere seleziona i partner per il loro pedigree reale e numero di titoli accademici collezionati.

La fragilità delle relazioni amorose instaurate attraverso il grinding in discoteca spingerà alla fine l’Obongo solitario verso qualche ballo latino americano o, peggio ancora a tornare in palestra per iscriversi ad un corso.
Di Gronka.