domenica 12 luglio 2015

La lista

Obongo è una persona distratta con una pessima memoria.
Il suo cervello è come uno scolapasta dotato di fori che inesorabilmente si vanno allargando nel tempo.
Una volta ha cercato di spiegare ad un amico la frustrazione di come ci si senta a dimenticarsi nomi, dettagli, cose e persone usando una metafora.
Appena aperta bocca però non si ricordava più cosa fosse una metafora.

Come tutti, Obongo ogni tanto va a fare la spesa.
Il numero di articoli acquistati rispetto a quelli che aveva intenzione di acquistare è una frazione che si va assottigliando sempre più.
Compra la frutta, ma dimentica il pane; compra la pasta e dimentica vino e pelati.
Sempre che non esca di casa per poi rientrare, dimenticandosi del tutto di andare a fare la spesa.

Un giorno voleva essere sicuro di comprare, fra le altre cose, anche una risma di carta nuova; per non scordarsene aveva pensato bene di scrivere una lista su un foglietto, ma non riusciva a ricordarsi dove avesse messo la penna.
La cercò per mezz'ora ed infine la trovò; impugnata saldamente la biro la fissò attentamente, sapendo che c’era una ragione per tutto questo.
Ah già: il foglietto, la lista!
Dove aveva messo il foglietto?
Ci volle un’altra mezz'ora per trovare il foglietto.
Era finito sotto la risma di carta nuova.

Il caso più sfortunato si verificò però il giorno in cui aveva invitato a cena Obonga.
Per impressionarla aveva imbastito un menu da grande chef per il quale era necessario un numero davvero elevato di ingredienti: nessuna distrazione era consentita, pena il fallimento dell’operazione culinaria-amorosa.
Penna: check.
Foglietto: check.
Lista: check.
Rilettura della lista: check.
Terza, quarta, ennesima rilettura della lista: check.
Questa volta non voleva, non doveva sbagliare; l’ultimo dettaglio era trovare un posto dove mettere la lista.
Già; perché la lista serve a ricordarsi le cose, ma poi bisogna ricordarsi anche della lista.
Ricordarsi della lista: check!
La sistemò nel posto più sicuro che gli venne in mente apprestandosi ad uscire, quando Obonga lo richiamò per sapere che vino portare.
Ne approfittò per flirtare ancora un po’ al telefono e, già pregustandosi la cenetta romantica, si incamminò verso il supermercato con un sorrisone stampato sulla faccia.
Sorrisone che svanì però una volta giunto sul posto.
La lista! La lista! Dove aveva messo la lista?

Obongo non se lo ricordava più.
Eppure era stato così attento nel sistemarla nel posto giusto.
Ed in effetti la lista era ancora lì, proprio dove l’aveva riposta con tanta cura.

Nella tasca dei suoi pantaloni.
A casa.


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