sabato 29 settembre 2007

Intervista a MC Capex

Dal ghetto della periferia di Napoli alle luci della ribalta del rap nostrano, Obongo Forever incontra per voi il musicista del momento, Giuseppe "Peppino" Capece, in arte MC Capex.

OF - MC Capex: come mai la scelta di fare rap proprio nella patria della canzone napoletana classica?
MC - Perche' sai, c'e' una nuova onda che si sta muovendo, dall'underground, verso... su. Che spinge, lo sai no. Il sistema non lo sa, ma la gente si. Io ascolto la gente non i politici, perche' la gente vera lo sa e i politici se ne accorgeranno, dell'onda... underground... che va... yeah [esibisce il medaglione dorato da 14 chili]
OF - Si, mi pare di riconoscere le tematiche di "Onda che va" la sua ultima hit, da due settimane in classifica. A cosa si ispira questo pezzo?
MC - E' la voce della gente, quella vera, del ghetto, perche' io vengo dal ghetto, dalla strada. L'onda della strada che nasce dall'underground ed emerge. Si ampia e fa sentire la sua voce. Non so se sei hai mai dovuto rubare un motorino? Non hai mai dovuto assaltare una camionetta dei caramba, no? Non so se mi capisci. No? Neanche i politici. Loro sono solo una manica di ingordi che pensano ai loro porci interessi, ma la gente lo sa... [si aggiusta il cappellino al contrario sopra la bandana]
OF - Qual e' il significato preciso del verso che ha destato molte polemiche: "l'onda ti inonda, avanza poi ti sfonda"? I critici musicali insistono nel dire che lei scriva rime a casaccio delle quali ignora il senso: come risponde alle accuse?
MC - Io vado per la mia strada, seguo l'onda fratello. L'onda che ti sfonda lo sai no? La gente e' con me perche' non sono andato a sQuola, perche' parlo il linguaggio della strada, il linguaggio dell'onda non come i politici... Bastardi! che fanno i loro porci comodi seduti in parlamento, ma l'onda e' la'. Arrivera' e li inondera'. Perche' l'onda ti sfonda e la gente lo sa...
OF - Mi pare chiaro. L'onda ti sfonda. A cosa e' ispirata invece "Nuova onda"?
MC - E' il concetto nuovo che si sente sulle strade di Bagnoli, cioe' se vivi li' lo sai. C'e' una nuova onda...
OF - ... che sfonda?
MC - Yeah fratello! Sei dei nostri, tu lo sai!
OF - I politici, pero' no, giusto?
MC - No, loro no, ma la gente si!
OF - Vediamo se ho capito bene, anche la cover in versione rap di "Onda su onda" ha qualcosa a che fare con questa visione delle cose?
MC - Beh, non esattamente. cioe' parla anche quella di un onda, su un'altra onda... cioe' in qualche modo parla dei problemi del mondo, perche' sai, nel mondo c'e' la fame nel mondo e i politici non fanno niente, ma se tutti ci uniamo insieme e se ognuno di noi si muovesse come una goccia nel mare, allora formeremo una gigantesca onda, che pero' c'e' gia' chi si muove e che quindi e' gia un'onda e allora si avrebbe un'onda su onda... non so se capisci... i politici non capiscono un cazzo, ma la gente e' stufa... e nei centri sociali si sa... si sa...
OF - Capisco.
MC - Si vede che non sei un politico! Ah ah ah [ride contento della sua battuta]
OF - Per concludere, MC Capex: una critica che viene spesso mossa ai rapper nostrani e' che il rap e' una musica che non appartiene alla nostra cultura, essendo nata nei quartieri popolari afro-americani. Qual e' la sua risposta?
MC - Questa e' una voce messa in giro dai politici che cercando di arginare l'onda, ma loro non lo sanno, perche' l'onda viene su, non va giu', non la puoi fermare. Peace! [fa il segno "peace" con le dita]
OF - In sostanza anche il rap italico ha una sua dignita' di musica autentica e non e' una scopiazzatura dettata da una moda importata e rivenduta dalle case discografiche?
MC - Yeah fratello, check it out! Segui l'onda e non puoi sbagliare. Ora scusami, devo andare a ritirare le pistole che ho ordinato e al casting per scegliere centoquindici ragazze per il nuovo video di "Onda baraonda" che giriamo in una mega-piscina e poi ho appuntamento per la lampada.
Peace Obongo!

martedì 18 settembre 2007

Starcross Beta X

"Lo hai visto?"
"Dove?"
"La'... era maestoso!"
"Sara' venuto dalla stanza della Porta rotta?"
"E' venuto nel Beta X..."

Queste poche battute del trailer che da mesi viene trasmesso in continuazione, sono bastate a fare crescere l'attesa per "Starcross Beta X", il nuovo serial televisivo che gia' da anni appassiona milioni di spettatori americani.
Finalmente da stasera anche in Italia potremo assistere alle avventure del dottor John e dei 24 misteriosi pazienti della clinica Starcross.
La trama dell'episodio pilota in onda stasera: il dottor John premendo involontariamente una combinazione di pulsanti si ritrova prigioniero di un ascensore impazzito che lo porta in un piano sotterraneo della Clinica Starcross, del quale nessuno conosce l'esistenza e dal quale nessuno e' in grado di uscire.
Qui incontra i 24 misteriosi pazienti che ci vivono da anni, ognuno con il suo caso clinico, tutti intenti a perseguire la causa del "Beta X".
Tra loro: Jimmy l'uomo con le visioni di Marte, Annah la ragazza che parla ai topi e Brandon il muto che sa tutto.
Nessuno sa come ci siano finiti, ne' tanto meno quale sia la ditta che ha costruito l'ascensore.
Tra misteriose apparizioni, scomparse di intere stanze, codici misteriosi, intrighi inspiegabili e spiazzanti colpi di scena, il serial andra' in ondra per trenta puntate, ognuna di venti minuti interevallata da altrettanti di pubblicita'.
Alla fine della prima serie verranno rivelati alcuni dei misteri della storia per soddisfare, almeno parzialmente, la curiosita' degli spettatori.
Tra gli altri: il significato del cognome di Brandon, lo spartito esatto del canto delle cicogne di cristallo ed il tipo di droga abitualmente consumato dagli sceneggiatori della serie.
Chiaramente verranno tenuti rigorosamente segreti altri banali dettagli tipo che diavolo sia il "Beta X", ovvero l'argomento cardine della serie al quale tutti i personaggi fanno continuo riferimento facendo girare le balle all'ignaro spettatore.
Vera croce e delizia degli internauti, questo serial e' gia' considerato un cult: ogni settimana prima della nuova puntata, il sito ufficiale viene cosparso di indizi sulla trama e sulle vite dei protagonisti; cosi', ad esempio, risolvendo il mosaico scritto nel linguaggio dei camaleonti addomesticati ed inserendo le chiavi di accesso che si trovano nei sacchetti delle patatine "Scrunch", si puo' scoprire l'anno di nascita del capo degli Uomini con un occhio solo.
In realta' gli Uomini con un occhio solo non entreranno in scena che nella quinta serie che ancora non e' stata neppure girata, ma visto il trend positivo degli accessi, i produttori non hanno dubbi che si fara' e sono gia' alla ricerca di un attore per il ruolo, possibilmente guercio.
Ai fan entusiasti si oppongono come al solito le voci dei detrattori, che sostengono che Starcross sia la solita bidonata americana studiata a tavolino, con una trama assurda, scritta ad hoc per essere protratta all'infinito, se non di fronte ad un eventuale tracollo degli ascolti.
Pronta la risposta del fan-club americano che in una nota inviata al sito italiano risponde: "Starcross e' un'opera d'arte finemente concepita e non becero intrattenimento; una grande avventura gotica in tanti capitoli. Se fosse solo studiato per catturare l'attenzione degli spettatori, la comparsa del drago blu al risveglio di Annah dall'incubo in seguito all'ingestione di una fragola velenosa, sarebbe certamente rimasta inspiegata. Invece al termine della terza serie si capisce con chiarezza che la fragola era in realta' un lampone di polistirolo."
Noi di Obongo siamo certi che sara' un grande successo anche in Italia.


giovedì 6 settembre 2007

Obongo non aver paura...

... di tirare un calcio di rigore.

Correva l'anno 1987 ed il quindicenne Obongo, insieme ai compagni di liceo della prima H, si avviava verso il campetto in erba che di li a poco avrebbe ospitato la partita di calcio del secolo: la sfida con quelli della prima G.
Lo sterrato campetto presentava qualche sparuto ciuffo d'erba ai lati, un sacco di sassi e svariate pozzanghere. Qualche appassionato vi aveva impiantato due porte di calcio, probabilmente risalenti ad epoca precristiana, almeno a giudicare dal numero di fori tarlati presenti sulle traverse. Le squadre si presentarono in campo puntuali per il riscaldamento e l'eccitazione sali' alle stelle in vista del calcio di inizio.

La preparazione all'evento in casa prima H era stata meticolosa: come e' ben risaputo ogni italiano medio, superati i tre anni di eta', assume per diritto di nascita il titolo di direttore tecnico e grande esperto di calcio ed ogni maschio della classe non faceva in questo caso eccezione. Obongo aveva puntulizzato il fatto che le marcature a uomo dovevano essere asfissianti, mentre Obengo a ricreazione il giorno prima aveva sottolineato come il traversone dalla destra fosse la chiave tecnica della partita; Obingo aveva preparato gli schemi per la difesa e Obungo si era dedicato a perfezionare la trappola del fuorigioco.

Nessuno si era sfortunatamente fatto promotore di una linea di abbigliamento comune.
Cosi' mentre la prima G sfoderava le magliette tutte uguali con i numeri ed i pantaloncini in tinta, gentile omaggio di Obonghelli, figlio di un rivenditore di articoli sportivi, la prima H si presento' in campo come uscita dall'atelier di uno stilista psicotico.
Quindici anni non sono esattamente l'eta' in cui un uomo ha il talento di azzeccare gli accostamenti cromatici, specialmente in occasioni come questa.
La rassegna era veramente raccapricciante: dalla maglietta multicolor modello "post LSD" di Obonghini ai pantaloncini verde pisello attillatissimi di Obongolani, passando per i calzettoni marroni di lana sopra il ginocchio di Obonghetti fino al tragicomico pigiama di Obonghella, con tanto di sospetta macchia in zona inguinale, spacciato per tuta sportiva.

Fortunatamente l'abito non fa il monaco e se i nostri eroi non erano in grado di gestire banali questioni di moda maschile erano perlomeno decenti nel gioco del calcio.
La partita fu combattuta e sembrava destinata a terminare in parita' quando, sul 5 a 5, a un minuto dalla fine, Obongherani della prima G (un metro e novanta per 100 chili) si scaglio' sul povero Obonghini (un metro e cinquanta per 48 chili) della prima H lanciato a rete ed ormai prossimo a tirare di fronte al portiere.
In queste partite senza arbitro il rigore in genere non si concede mai: unica possibile eccezione sono i casi di fratture esposte, perdita di arti o versamenti di sangue superiori al litro e mezzo.
Una volta estratto il povero Obonghini da sotto Obongherani che si produceva nella sua piu' angelica espressione come a dire "l'ho appena sfiorato, fa scena", fu accertato che il suo corpo mostrava tutti e tre i segni necessari per l'assegnazione della massima punizione.
E cosi' rigore fu.

Era il novantesimo scaduto da un pezzo e ci volle un'altra intera mezz'ora prima che dal nugolo di aspiranti tiratori (tutta la squadra, tranne Obonghini) venisse infine selezionato lui, Obongo, il portiere.
Adducendo come scusa il fatto che aveva fatto delle parate che avevano salvato il risultato, che era l'unico che giocava a calcio in una squadra vera, che era il piu' lucido perche' aveva speso meno energie degli altri e promettendo che avrebbe passato il compito di matematica a tutti per tutto l'anno a venire, ottenne infine il beneplacito unanime.
Imbraccio' il pallone e con ferma sicumera guardo' i suoi compagni uno per uno mentre si avviava a calciare.
Il "ci penso io" con il quale aveva liquidato le ultime insicurezze dei piu' scettici erano le parole di un eroe che avrebbe di li a poco siglato il colpo del KO con fredda precisione nell'angolino in basso alla sinistra dell'impotente portiere avversario.

Sangue freddo.
Rincorsa.
Sguardo all'angolino.
Sguardo al pallone.
Piede d'appoggio.
Tiro.
Fallo laterale.

Si, avete letto bene: fallo laterale.
C'e' da dire che se e' pur vero che fra "Piede d'appoggio" e "Tiro" si presentarono inaspettate le voci "Fango" e "Piede che scivola" e' altresi' vero che fra "Tiro" e "Fallo laterale" non va aggiunta la voce "Deviazione del portiere" in quanto Obongo fu capace di centrare questo non facile bersaglio, direttamente dal dischetto del rigore, con le sue sole forze.