sabato 22 agosto 2015

Esemplare di maschio esemplare

A fronte di tante donne che si lamentano di uomini che le trattano sempre peggio, noi di Obongo Forever abbiamo rintracciato una testimonianza in controtendenza, una lettera aperta a tutte le donne del mondo che mostra come da qualche parte là fuori ci siano ancora esemplari di maschi esemplari.

Donne di tutto il mondo, vi scrivo questa lettera aperta perché voglio condividere con voi tutte la mia storia, e soprattutto il suo lieto fine.
Anche io come voi avevo perso la fiducia nel genere maschile.
Troppe storie andate male, troppi i ragazzi insensibili che hanno solo approfittato di me, giocando con i miei sentimenti quando quello che volevano davvero era soltanto il mio corpo.
Nessuno che mi abbia mai fatto sentire speciale come pensavo di meritare; sempre ad inseguire un sogno, sempre a pensare che fossi io che sbagliavo qualcosa.
Poi un giorno è arrivato lui, Obongo, il mio esemplare di maschio esemplare.
Voglio chiamarlo così, perché forse non è perfetto, ma sicuramente fa di tutto per essere perfetto per me.
Si dice che la perfezione non esista, ma l’impegno e la volontà e le mille attenzioni quotidiane sì.
Alcuni esempi della vita di tutti i giorni parlano più di mille parole, care amiche mie.
Non c’è scritto da nessuna parte che dobbiate subire il mutismo di un cavernicolo al quale non potete rivolgere la parola durante la partita in televisione; io con Obongo posso parlare di jazz e ikebana a qualsiasi ora, perché vengo prima dello sport e a lui il calcio non interessa neppure.
E quando andate in giro, l’unica cosa che il vostro uomo dovrebbe guardare siete voi e non tutte le passanti con le poppe grandi e le chiappe sporgenti; Obongo non ha occhi che per me, lui le altre donne non le degna neanche di uno sguardo.
Vogliamo parlare di frequentazioni? Non avete firmato un contratto che vi obblighi ad uscire sempre e comunque con i suoi amici di infanzia dai soprannomi ridicoli: il Grollo che a quarantasette anni vive con la mamma, Frugno che si lava solo nei mesi dispari e Doremi noto per la capacità di intonare motivetti ruttando.
Obongo frequenta solo persone di un certo spessore: è membro del club della poesia, fa volontariato e i suoi tre migliori amici sono una pittrice newage, un ingegnere nucleare e un intellettuale cinese in fuga dal regime.
Donne, se avete letto fino a qua, so che in voi si sta pian piano riaccendendo la speranza.
E allora leggete ancora: il mio Obongo cucina divinamente, stira le camicie ed è ordinatissimo.
Nel suo armadio i vestiti sono riposti in ordine cromatico.
La cosa che mi ha fatto letteralmente cadere ai suoi piedi?
Per non litigare sulla posizione della tazza del WC ha scritto una piccola applicazione per il telefonino e l’ha collegata ad un sistema meccanico che ne comanda l’apertura e la chiusura; così basta schiacciare un pulsante sul cellulare prima di andare in bagno e si trova la tazza nella posizione desiderata.
Geniale il mio Obongo!
Ora però amiche mie vi starete chiedendo se il mio maschio esemplare abbia un difetto; ebbene sì, ce l’ha.
Tenetevi forte.
Ha un debole per le scarpe, proprio come me!
E così quando mi viene voglia di viziarlo, usciamo insieme ed andiamo a comprare un paio di scarpe eleganti, dei mocassini casual o qualcosa di sportivo e trendy al tempo stesso.
Riuscireste a pensare a un difetto migliore di questo?

Potrei stare ore qui a parlare di Obongo, del suo pollice verde o del fatto che gli piace il blu acquamarina e che sa il significato di parole come “bouillabaisse” e “eyeliner”, ma rischierei di allontanarmi dal punto.
Il punto è che la speranza esiste donne di tutto il mondo.
Il vostro esemplare di maschio esemplare è là fuori.
Lo riconoscerete in qualche modo.
Lo riconoscere perché è davvero diverso.
Come io ho riconosciuto il mio.
Tenete gli occhi aperti.

Vi abbraccio tutte,
MARIO


lunedì 3 agosto 2015

Talutagio

Il primo tatuaggio.
Obongo: “Luce”, traduci luce e disegnami l’ideogramma qui sul braccio.
Tatuatore Giapponese: LU-CE. Sclivo luce.
Obongo: Luce, hai capito sì?
TG: Sì, avele capito.

Il secondo tatuaggio.
Obongo: “Aria”, traduci aria e disegnami l’ideogramma, qui sull’altro braccio.
TG: A-LIA. Sclivo alia.
Obongo: Aria, hai capito sì?
TG: Sì, avele capito.

Il terzo tatuaggio.
Obongo girella per la spiaggia tutto contento il giorno dopo avere fatto il suo terzo tatuaggio.
Dopo luce e aria un’altra manciata di ideogrammi gli adorna il petto.
Incontra Obango, altro appassionato in materia, in verità più dedito a tribali e disegnini che a proclami nipponici, e non perde occasione per sollevare la maglietta e mostrargli il nuovo inchiostro.
“Figo, cosa c’è scritto?”
“El toro loco, il mio soprannome”
“Ma da chi sei andato?”
“Dal solito.”
“E ti sei fidato?”
“Perchè non avrei dovuto?”
“Beh, bravo è bravo, ma già non è che parli benissimo l’Italiano e tu gli vai a chiedere una frase in Spagnolo?”
“Ma va, è il suo lavoro. E poi ha capito benissimo.”
“E come fai a sapere che ha capito?”
“Gli ho chiesto: El toro loco, hai capito, sì?”
“E lui?”
“Ha detto: Sì, avele capito”
“Sarà... Resto della mia idea: a me piacciono i disegni”
“Ma va! Io ho bisogno di esprimermi. La mia pelle deve parlare.”
“E perchè non ci hai scritto “El toro loco” invece degli ideogrammi?”
“Perchè mi piacciono i disegni”

Il terzo tatuaggio; reprise.
Lasciato Obango, Obongo riprende il suo giro, quando da lontanto scorge Obengo in compagnia di una ragazza che non aveva mai visto prima.
Si avvicina.
“Ciao Obengo”
“Ciao Obongo. Ti presento Obohna Ghinawa, una mia amica giapponese qui in vacanza”
“Piacere!”
“PIACELE, IO OBOHNA GHINAWA! COME STA TU?”
“Bene grazie”
“Non parla molto bene l’Italiano, ma sa molte parole, attento a quello che dici, vecchio mandrillo!”
“MAN-DLI-LO!”
Tutti ridacchiano divertiti, mentre Obohna punta il dito verso il braccio scoperto di Obongo con gli occhi sgranati.
“LU-CE!”
“Ah, ah, brava! Questo è il mio tatuaggio della luce... l’ho fatto in un periodo molto buio della mia vita, in cui cercavo la luce...”
“LU-CE, BELLO TALUTAGIO!”
“Sì, tatuaggio. Mi piacciono i tatuaggi... è un modo per...”
Obohna sempre più rapita, punta il dito sull’altro braccio: “A-LIA!”
“Wow, ma sei bravissima. Aria: l’ho fatto in un periodo in cui sentivo che l’aria è il mio elemento preferito. Mi identifico nell’aria. La mia pelle nell’aria...”
“A-LIA! TU HAI ALTLO TALUTAGIO?”
“Sì, ne ho uno nuovo...”
“IO VEDO TALUTAGIO?”
Obongo solleva la maglietta con un sorriso da playboy: l’accoppiata pettorale scolpito e soprannome taurino sono da sempre la sua migliore arma di seduzione.
“Vedi, questo è il mio soprannome... tutti mi chiamano...”
“MUCCA MASCHIO SCHELZO?”