lunedì 26 marzo 2007

Il pupazzo Khulo

Ci occupiamo oggi del nuovo scottante personaggio televisivo che recentemente ha fatto molto parlare di se. Amato dai bambini, detestato dai genitori, coccolato dai pubblicitari, il pupazzo Khulo, il controverso protagonista del nuovo contenitore pomeridiano per i piu' piccoli si trova al centro di incandescenti polemiche.

Il noto pupazzo, che prende il nome dalla sua forma tipicamente a sederino, deve il suo successo a triviali gag di basso profilo ingaggiate con la sua spalla, il mimo Maerda. A suon di vibranti peti, sculaccioni e improbabili dialoghi tra un muto e un ano lo show del pupazzo Khulo si e' ritagliato un largo spazio tra le prefrenze dei piccoli telespettatori, non mancando di raccogliere le reazioni indignate di molti genitori.

"Mia figlia l'altro giorno e' venuta a chiedermi se anche a lei un giorno cresceranno dei denti come quelli del pupazzo!" ha sottolineato un genitore esasperato al telegiornale.
"Da quando esiste quello sgorbio mio figlio non fa che imitarlo e cerca in continuazione di mangarsi le zucchine, le carote, le melanzane, come le mangia il pupazzo... Insomma avete capito no... Vi sembra normale tutto questo?" e' stato il commento di un'altra madre profondamente preoccupata.

I produttori del programma tuttavia, forse sollazzati dagli eccellenti indici d'ascolto, non danno molto peso alla polemica e sdrammatizzano: "riteniamo che lo show del pupazzo Khulo sia un buon intrattenimento ed anche un programma di qualita'. Pensiamo che il nostro personaggio possa essere considerato come una sorta di carattere apripista per iniziare alla comicita' quello stesso pubblico che, un giorno, riempira' i cinema per andare a vedere i film di Natale e le commedie all'italiana."

I genitori pero' non ci stanno ed hanno sporto una denuncia a seguito della puntata in cui il mimo Maerda inserisce in modo brusco un sigaro cubano tra le chiappe del pupazzo Khulo. "Non ci hanno capito", spiegano stizziti dalla direzione di rete "Chi ha osservato bene la trasmissione ha visto Khulo non gradire decisamente il sigaro, tossendo ripetutamente ed andando su tutte le furie. Una chiara presa di posizione contro il fumo ed i danni che ne derivano, a beneficio di tutti i giovani telespettatori. E ci hanno pure denunciato!"

Ad ogni modo, per ora, la trasmissione va avanti.
I creatori del programma hanno lasciato trapelare una serie di indiscrezioni sulla seconda serie attualmente in lavorazione."Abbiamo deciso di integrare dei nuovi personaggi nello show; degli altri punti di riferimento che servano ai giovani come modelli televisivi per quando diventeranno gli spettatori adulti di domani".
Fonti attendibili segnalano come certi gli ingressi del mago Truffone, con i suoi incantesimi per far passare l'acne e la sua rubrica "Il mio primo oroscopo", e della valletta Kika Delaños in qualita' di conduttrice di un piccolo gruppo di ballerine: le Pelosine di Khulo.


Illustrazione originale di Uros Savić per Obongo 

venerdì 9 marzo 2007

Tunz Tunz Tunz

Serata live al Rivierah di San Castigliano al Monte: Ultra Night Xprience featuring Hip Hop, Vibe Tunes, Jungle House, Trip Acid and Tribal Sounds.
Resident in da house: Dj Bebo Coccolini.
Special guest, dal TaoZen di NY: Frankie Cuccurullo.
Vocalist: Lafayette.
Animazione: Pump-it Studio.

Tunz Tunz Tunz

Ovunque: tipe truccatissime, che sembra abbiano strofinato la faccia su di un'insalata russa, con il perizoma sadomaso quasi tutto fuori dalla minigonna e tipi con il giubbottino attillatissimo con la scritta "X-tnd NRG" e le sopracciglia ritoccate.

Tunz Tunz Tunz

"Sentite la vibrazione? This is Ultra Night Xprience per voi!"
"Rivieraahh! Fatevi sentireeee!"
"Dance, come on!"
"Dai ragazziiii"
"ENERGIAHHHH!"
"Tunz tunz tunz" [riproduce il Tunz con la bocca]
"Dj Bebo, per voi, Rivierah! Ninethreetwothousandandseveeeen!" [9/3/2007]
"This is the night-night-night..." [eco]
"Dance, dance, check it out!"
"Tunz tunz tunz" [rifa il Tunz con la bocca]
"ENERGIAHHHH!"

Tunz Tunz Tunz

Una tipa conversa al telefono appoggiata ad una delle cassa.
"SIIIIII C'E' ANCHE LA SUA EX QUELLA TROIA --- COSAAHHH??? --- CIOE' GUARDA IO A QUELLA FINISCE CHE POI --- COSAHHHHHH?????? --- CIOE' VIENI TI PREGO, NON SO COSA FARE, CIOE'..."
Due amiche vanno in bagno. Altre due amiche vanno in bagno.
Molti ragazzi stazionano di fronte al bagno delle donne.
"SCUSA CIOE' MA LO SAI CHE LA TUA AMICA E' AMICA DI UN MIO AMICO?"
"COSAHHHH?"

Tunz Tunz Tunz

Il barman scaglia per aria: un bicchiere, pezzi di ghiacchio, una bottiglia di rum ed una fettina di limone. Atterrano tutti insieme, lui ci spara dentro la Cola ed il drink e' pronto. Giusto per distrarti dal fatto che il drink e' composto per nove decimi da ghiaccio: venti euro per un pezzetto di iceberg e' un prezzo ragionevole nell'era dell'Effetto Serra.

Tunz Tunz Tunz

Parte il riempi-pista: "Fuck shit fuck" di G-Copkiller il famoso rapper americano.
"Fuck you fucker motherfucker..."
Comincia a riempirsi la pista.
"Fuck and shit, fuck da fuck and more shit..."
La pista e' quasi piena.
"My money and the fuck doing my shit killin cops, fuck fuck fuck..."
Ballo anch'io.
Il ballo del tonno in lattina.
Ginocchiata. Gomitata. Sguardo assassino. Spinta. Spintone. Altra gomitata. Divanetto.

Tunz Tunz Tunz

[Arrivano quelli di Tunz-Muzic, il famoso programma televisivo dedicato al mondo delle discoteche; intervistano Lafayette]
TM: "Amici di Tunz-Muzic siamo alla Ultra Night Xprience del Rivierah! Con noi, il mitico Lafayette!"
LF: "Ciao raga! ENERGIAHHH!"
TM: "Ciao Lafayette. Bellissimo qui, davvero!"
LF: "Bellissimo, stupendo, mitico! Il Rivierah e'... Troppo, TROPPOOOOO!!!"
TM: "Quale e' il segreto della vostra serata Ultra Night?"
LF: "Beh guarda, noi proponiamo una serata diversa, troppo diversa, cioe' non so se mi capisci, cioe': diversa."
TM: "Da quello che vedo qui, voi fate tendenza."
LF: [si tocca la fronte con il dorso della mano buttando la testa all'indietro un po' schifato] "No! Ti prego! Non usare quella parola!"
TM: "..."
LF: "Noi qui al Rivierah, non facciamo tendenza, noi facciamo: AVANGUARDIA!"

martedì 6 marzo 2007

Di megere e pizzerie

Stralci di storie di vita vissuta tra posti e personaggi degni di nota.
Sono certo che alla fine converrete con me che tutti abbiamo nel cuore una Megera o un Maiale.

Gianni il sorridente.
Gianni e' il cameriere di una pizzeria.
Lo potete riconoscere per questo semplice particolare: dal momento in cui mettete piede nel locale dove lavora, lui vi odia.
Gianni il sorridente e' democratico: a prescindere da chi voi siate o da cosa rappresentiate, lui comunque vi detesta con tutte le sue forze, solo perche' siete li'.
Il solido principio che regola la sua vita e' il seguente: "Che cazzo ci fate voi nella pizzeria dove lui, per il fatto che ci siete andati, sara' costretto ora a lavorare per servirvi la pizza e la birra?"
"Non potevate andare a mangiare affanculo?" sembra bofonchiare ogni volta che un cliente gli chiede un tavolo. Non pago di cio', fa di tutto per esternarvelo pur se con un certo savoir faire. Grazie ad un selfcontrol degno di Carlo di Inghilterra, vi trattera' con professionalita' mentre probabilmente desidera buttarvi vivi dentro il forno a legna, vi chiedera' con garbo che pizza volete, mentre segretamente si concentra nel tentativo di provocarvi danni fisici con le sue malefiche onde cerebrali cariche di astio.
Probabilmente vittima di una paresi parziale della mascella sin dalla tenera eta', leggende metropolitane raccontano che Gianni abbia sorriso una sola volta nella vita: si era distratto.

Dal Maiale.
Il Maiale e' un uomo grande e grosso con i baffi che ha una pizzeria.
Sull'igene del Maiale, in realta', nessuno ha nulla da dire: primo perche' davvero sembra una persona pulita, secondo perche' e' enorme e ha la faccia da cattivo.
Il Maiale deve tale nome al suo locale: una sorta di porcilaia costruita ed arredata (arredata?) con cattivo gusto e mezzi di fortuna.
Fino a qualche tempo fa l'ingresso della pizzeria del Maiale era sovrastato da cartello al neon con una scritta nera su sfondo giallo (in perfetto stile "Bocca di rosa") che recitava "pizzeria". Minimalista.
Sotto il cartello, una porta a vetri. Nel senso di "molti vetri"; tutti diversi tra loro e sistemati a comporre una sorta di puzzle al silicio, frutto forse dell'assemblaggio di un finestrino di Skoda con bottiglie di birra riciclate.
Una volta dentro il locale mostrava il peggio di se': difficile trovare piu' di tre bicchieri uguali, le tovaglie rigorosamente di carta, le forchette e i coltelli non sempre pulitissimi.
La tappezzeria era composta da carta da parati con un disegno che ricordava il legno di una baita di montagna: il legno era finto, ma i chiodi arrugginiti che spuntavano qua e la' dalle pareti erano veri. Ovunque enormi foto di squadre di pallavolo di serie non pervenuta, nelle quali campeggiava il baffuto Maiale in qualita' di sponsor, contento e sorridente, forse perche' leggendo sulle maglie della squadra era riuscito a sapere come si chiamasse il suo locale.
La televisione sempre a volume altissimo e sintonizzata sul programma piu' squallido della serata (sono riuscito a rivedere, tra gli altri, "La pretora" e "Io zombo, tu zombi egli zomba") era sistemata sopra una di quelle credenze tanto in voga in epoca fascista e circondata da enormi zucche da esposizione, probabilmente gia' vincitrici di premi in fiere agricole di qualche anno fa.
Un giorno io ed i miei amici, fedeli estimatori della pizza del Maiale, ci recammo li', trovandoci di fronte ad una porta a vetri con i vetri tutti uguali.
Entrammo dentro un po' spaesati e notammo che i tavolini erano stati apparecchiati con una bella tovaglia rosa, i bicchieri erano (quasi) tutti uguali, le posate (quasi) tutte pulite, il mobile fascista non c'era piu' e neanche i chiodi arrugginiti; per non parlare della tappezzeria che era stata eliminata del tutto in favore di una ritinteggiatura integrale.
Le zucche campionesse erano state rimosse e con loro le foto dei pallavolisti di serie C2.
La pizza era sempre buona, ma non ci siamo piu' tornati.
Il Maiale si era demaializzato, non era piu' la stessa cosa.

Locale a norma di Megera.
Io ed i miei amici scoprimmo un pub meraviglioso. Una vera e propria bettola che facemmo diventare la nostra seconda casa, nella quale la birra costava come l'acqua e l'orrendo spettacolino di karaoke, dopo poche settimane, era diventato un nostro monopolio.
La vera perla di questo posto era la gestione familiare.
Padre, madre ed una squadra di figli e figlie che si alternavano a lavorarci dentro.
E la mamma, signori miei, era una vera e propria mamma!
Intendo: una "mater" mediterranea da campionato. Un tripudio di donnone, a occhio e croce sui centomila chili netti, che soleva installarsi per tutta la serata su tre sedie e da sotto le folte ciocche di capelli grigi, controllava il locale con il suo sguardo corrucciato. Una sorta di buttafuori kitch dipinto da Botero, con la faccia incazzata ed i modi di un mostro Haniba.
Quel simpatico bettolone, con tutta la sua Megera dentro, chiuse un giorno di punto in bianco e noi esuli pellegrini cominciammo a girarne degli altri, come figli spaesati che non sanno che fine ha fatto la loro mamma.
Dov'era la nostra Megera? Ne avremmo mai trovata un'altra di tale livello?
Io ed il mio amico Obongo, compagno di sbronze e cantate al karaoke, dopo avere girato un sacco di posti, finimmo un giorno nell'ennesimo pub.
Ci piaceva: era truzzo, la birra costava come l'acqua ed il karaoke poteva diventare un nostro monopolio. Obongo, un po' triste, mi fece pero' notare che non c'era la Megera.
Io annuii, un po' sconsolato: "Dai, non e' male comunque... e' veramente una bettola!".
Scosse la testa: "Non c'e'. Inutile prenderci in giro, se non c'e' non c'e'."
All'improvviso, da dietro una tendina, ecco materializzarsi un monumentale esemplare di donna-ippopotamo. Si installo' trionfante su un numero imprecisato di sedie, incazzatissima e inizio' a controllare la situazione.
Goduria.
Il locale era a norma di Megera.

Afeto.
A forza di girare i locali dove si fa il karaoke, nei quali le disgrazie sonore come me possono dare libero sfogo ai propri istinti repressi, mi sono imbattuto in Afeto, un ragazzo sardo dotato di ottime qualita' canore.
Non altrettanto si poteva pero' affermare delle sue qualita' in fatto di pronuncia: e' infatti risaputo che i sardi hanno una lievissima tendenza naturale a raddoppiare le consonanti, e lui proprio non faceva eccezione.
Durante le sue esibizioni si potevano apprezzare delle versioni rinforzate di "Celleste nostalgia", "Questo piccollo grande ammore" o di "Vafffancullo".
Qualcuno glielo ha fatto notare e lui ci ha messo una pezza.
Il mio solito amico Obongo lo ha ritrovato a distanza di mesi in un altro posto mentre cantava "Cleptomania" dei Sugarcubes.
... aiutami a guarire da questa mia malattia...
Evvai! Bravo! Ma-lat-ti-a una elle sola. Bene!
...AFETO da una strana forma...

venerdì 2 marzo 2007

Noi ci si divertiva con un niente

A seguito del post di dicembre, nel quale abbiamo menzionato alcuni antichi giuochi, sono arrivate centinaia di migliaia di lettere in redazione da parte di affezionati non piu' giovanissimi lettori.
Ai giovani di ieri e di oggi e' dedicata questa panoramica sui divertimenti di un tempo, quando non c'era la Pleistescion e i ragazzetti si divertivano con un niente.

Gurdambocca.
La Guardambocca era giuocata negli ambiti sociali piu' poveri e degradati del sud Italia del tardo Ottocento. Nei quartieri dove il cibo era un lusso i bimbi si riunivano nei cortili e, dopo una rapida conta (massimo fino a 9, perche' i numeri di due cifre non li sapeva nessuno), veniva deciso chi dovesse giuocare. Il giuocatore apriva la bocca e tutti gli altri controllavano se c'erano tracce di avanzi di cibo. Veniva decretato vincitore quello con la quantita' maggiore di avanzi tra i denti. Costui veniva pestato a sangue da tutti gli altri giuocatori e depredato degli avanzi.

Trovasecco.
Considerato una variante "romana" del piu' celebre nascondino, molto in voga in epoca fascista, il Trovasecco si giuocava in due squadre, una composta da molti elementi ed una composta da un singolo. Il singolo, che nel giuoco prendeva il nome di "er secco", si nascondeva in qualche anfratto, mentre la squadra di molti elementi andava in giro a cercarlo al grido di "Trova er secco!". Se i molti trovavano il Secco lo percuotevano in malomodo ("corcaveno de botte", nel gergo originale del giuoco); altrimenti il Secco vinceva. Tra i piu' abili giuocatori di Trovasecco val bene ricordare Ninetto "Secco" Filozzi, un bimbo di 8 anni che venne estratto ancora vivo da una betoniera dove rimase nascosto per 5 settimane.

Pimpantella.
Primitiva versione del giuoco del salto della corda. I poverissimi bambini dei quartieri piu' poveri di Arezzo rielaborarono questa versione nella quale usavano il solo gesto rotatorio delle mani in mancanza della corda. Il giuocatore nel mezzo, di tanto in tanto, fingeva di inciampare per far giuocare anche gli altri.

Passa-resta-o-zompa.
Questo giuoco di abilita' era diffuso fra le bimbe negli anni Quaranta. Si giuocava su di un percorso formato da caselle circolari, triangolari, quadrate ed esagonali collegate da strisce di cartone rettangolari colorate in base alla distanza dall'arrivo. Le giuocatrici dovevano passare, restare o zompare in maniera sempre differente a seconda della forma della casella sulla quale si trovavano. Purtroppo data la scarsa conoscenza della geometria da parte delle poverissime bimbe che all'epoca raramente ricevevano un'adeguata istruzione, il giuoco venne considerato tecnicamente complesso e ben presto rimpiazzato dalla piu' semplice Campana.

Frastaccone.
Popolare giuoco dei primi anni del secolo scorso. Si giuocava con un filo di lana, una manciata di polvere e un nocciolo di ciliegia. Il primo bambino che con l'uso della fantasia riusciva a trovare un modo per divertirsi con questi semplici mezzi veniva nominato "Frastaccone" e preso in giro da tutti gli altri.

Uuuuu.
Questo giuoco trovo' larga diffusione nell'entroterra sardo all'inizio del Novecento. I bimbi che lo giuocavano erano talmente poveri da non potersi permettere nessuna consonante da utilizzare per dare un nome migliore al giuoco. L'Uuuuu si giuocava in un campo di asfodeli stando fermi a guardare gli asfodeli. Si ha notizia di alcune interessanti varianti del giuoco praticate sia in campi di margherite (stando fermi a guardare le margherite) che in campi di papaveri (stando fermi a guardare i papaveri).

Rimbalzello.
Celebre giuoco, arrivato fino ai giorni nostri, che i bambini di una volta usavano fare sulle rive dei laghi e dei fiumi e sulle spiaggie. Consisteva nel raccattare le pietre piu tondeggianti e levigate per scagliarle a pelo d'acqua nel tentativo di farle rimbalzare per il maggior numero di volte possibili. Pochi anni fa la multinazionale dell'informatica Pietrosoft ha brevettato una versione elettronica del Rimbalzello, disponibile in dvd. Non e' necessaria l'installazione su alcun computer, in quanto il dvd stesso e' un sasso tondo dotato di un'aerodinamica speciale per super-rimbalzi, anche in presenza di acque molto agitate.

Pantacucchera.
Lo scopo di questo poverissimo giuoco consisteva nell'inventarsi il nome di un poverissimo giuoco. E' l'unico esempio di giuoco autoreferenziale mai giuocato. La Pantacucchera cesso' di esistere nel 1913, il giorno in cui una bambina di Avellino sbigotti' i suoi amichetti esclamando: "Pantacucchera!".
Tutti tornarono a casa contenti, perche' a quei tempi davvero ci si divertiva con un niente.