Il piccolo Obongo ha dieci
anni e ogni tanto va da solo a giocare sulla spiaggia.
Uno sei suoi passatempi
preferiti è raccogliere sassi di varie forme per poi scagliarli in acqua nei
modi più disparati ed annotare i risultati su un taccuino: un hobby a cavallo
fra la geologia, la fisica e la disperazione di non avere un amichetto con cui
fare qualcosa di meglio.
Ecco cosa gli successe un
bel giorno.
Obongo passeggia con il
taccuino sotto il braccio ed inizia la sua ricerca andando a caccia di pietre
lisce e levigate, quelle da lanciare con movimento parallelo al terreno con
l’obiettivo di farle rimbalzare sull'acqua.
Una volta raccolti un po’
di discoidi di varia forma e colore, Obongo passa all'azione ed inizia quelli
che per lui sono esperimenti scientifici e che il resto del mondo chiama invece
“giocare a rimbalzello”.
Dopo ogni lancio annota
dimensioni del proiettile, angolo di incidenza, propulsione applicata, etc.
“Alla luce dell’esperimento
condotto, posso concludere che il sasso con un diametro di circa 3,5
centimetri, lanciato con leggero effetto a salire ed angolo di incidenza di
poco inferiore a 180° offre il maggior numero di rimbalzi anche in condizioni
di mare increspato.”
E’ poi la volta dei
ciottoli di forma sottile e allungata.
Questi oggetti affusolati
sono più rari da trovare ed Obongo fatica un po’ prima di collezionare un certo
numero di esemplari: finalmente può iniziare i suoi test e trascrivere i
risultati.
“Il sasso affusolato è
difficile da lanciare; per un risultato ottimale impugnarlo dal baricentro e
mirare dritto controvento con un angolo di poco superiore ai 45°. Assicurarsi
che il sasso superi i 40 grammi di peso ed evitare ossi di seppia e sassi
spugnosi che non offrono adeguata resistenza e vanificano l’esperimento”.
Obongo adocchia poi due grosse
pietre e decide, nonostante non sia esattamente forzuto, di includerle
nell'esperimento per amore della scienza.
Ne ammucchia qualche altra
di dimensione altrettanto importante e fa qualche tentativo.
“Per lanciare sassi di
dimensione superiore ai 10 centimetri di lato è necessario usare una tecnica simile
a quella del lancio del peso; se il sasso supera i 20 centimetri allora è
decisamente più agevole una presa bassa con due mani. Scagliare il sasso
dopo alcune oscillazioni avanti e indietro per ottimizzare lo slancio. Fare
attenzione alla schiena.”
Obongo ha terminato la sua redditizia
giornata e sta per tornare a casa.
Sulla strada si lascia però
incuriosire da alcuni sassi dalla forma strana, quelli di difficile
catalogazione; vuole provare qualche altro lancio, giusto per rendere più
completa la sua indagine.
In particolare, ne scorge
uno scuro, sul bagnasciuga, di un materiale che non gli sembra di riconoscere,
nonostante ormai ne abbia visti di tutti i tipi.
La forma è accattivante,
aerodinamica e allungata, ma non sottile, robusta al punto giusto; il sasso ha
sicuramente un peso ideale per una lunga fase aerea.
Sembra perfetto e Obongo
non se lo fa sfuggire, pregustandosi un lancio di almeno una decina di metri.
“I sassi dalla forma strana
vanno analizzati con cautela. Ancora prima di lanciarne uno o anche solo di
raccoglierlo fare molta attenzione al materiale di cui è composto per evitare
inconvenienti. Importante: non raccogliere sassi dalla forma strana se è appena
passato un grosso cane”.