domenica 15 marzo 2015

L'indice di compatibilità

Un giovanissimo Obongo partecipa ad una festa.
Drink in mano si addentra tra la folla in cerca di qualche obonga con cui fare due chiacchiere.
Dopo un po’ nota lei: Mattobonga.
Il classico tipo acqua e sapone, vestita in maniera semplice ma con un suo fascino particolare; non la classica bonazza che tutti si girano ad ammirare, ma una ragazza dotata di uno sguardo dolce e intelligente e, a giudicare da come discute con le persone di fronte a lei, anche di simpatia e personalità.
Obongo decide che con ogni probabilità oltre che carina deve essere anche una conversazione piacevole, e questa cosa lo attira parecchio.

La manovra di avvicinamento va a buon fine e, grazie ad un’amica comune che fa le presentazioni, dopo pochi minuti Obongo si ritrova a parlottare da solo con Mattobonga.
Le supposizioni iniziali trovano presto riscontro; una tipa non comune, molto interessante, con una personalità spiccata, completamente a suo agio nel parlare di film, libri, musica, cultura e hobby molto più che di discoteche, moda e frivolezze.
Tra un sorriso aggraziato e qualche espressione del viso che Obongo trova sempre più irresistibile i due sembrano legare e una buona mezz’ora vola via parlando del più e del meno.

Quando accade.

Mattobonga improvvisamente ammutolisce e fissa Obongo dritto negli occhi.
Obongo ripete quello che stava dicendo.
Nessuna risposta.
Poi le chiede se tutto va bene.
Nessuna risposta.
Stesso guardo fisso, ma un po’ più vicino.
Mattobonga si sta avvicinando.
Obongo davvero non sa che fare; per la sua limitata esperienza, questo non è l’effetto che fa alle ragazze dopo soli trenta minuti di conversazione.
Mattobonga è davvero vicina.
Si direbbe che… Voglia… Un bacio?!
Obongo si prepara alla meno peggio, chiude gli occhi.
Il mondo si ferma.
Lasciamo che sia.
E…

Obongo riapre gli occhi un po’ interdetto, con ancora le labbra in posizione recettiva per un bacio che in realtà non è arrivato: scandaglia rapido la situazione.
Mattobonga lo sta scrutando da pochi centimetri di distanza; cerca una sua reazione.
Reazione che non tarda ad arrivare quando Obongo realizza che la ragazza gli ha appena infilato il dito indice dentro una delle narici.
Dopo un attimo di confusione totale, Obongo si ritrae di quanto basta e lascia che il piccolo invasore esca dal suo naso, dove in circostanze normali non avrebbe alcuna ragione di trovarsi.
“Ma, scusa, cosa fai?”
“Ah, non doveva essere!”
“Cosa? Chi? Scusa? Cosa è che non doveva essere?”
“Tra di noi, non doveva essere.”
“In che senso?”
“Io quando trovo un ragazzo che un po’ mi piace gli metto un dito nel naso; così, all’improvviso. Se lui sta fermo allora doveva essere, se si sposta, non doveva essere.”
“…”
“Tu ti sei spostato.”
“…”
“OK? Non prendertela, non è colpa tua. Ciao, ciao”

Mattobonga distoglie lo sguardo da Obongo e saltella via, diretta verso titolari di narici più abituate a questo inedito processo di selezione.

Dopo un piccolo dispiacere iniziale perché la tipa cominciava a piacergli davvero, Obongo rifletté pacatamente sull’accaduto, finendo per compatire il poveraccio che non si sarebbe ritratto dal bizzarro test; chissà quali altre ditate Mattobonga avrebbe avuto in serbo per lui nel prosieguo della relazione.
Andare o no al cinema insieme? Un bel dito nell’orecchio.
Iniziare una relazione seria, magari fidanzarsi? Un dito nell’ombelico.
Sposarsi e fare figli? Un bel dito dovunque sia rimasto uno spazio adeguato per l’ultimo, definitivo esame.

Obongo decise che tutto sommato era stata una fortuna avere registrato un così basso indice di compatibilità.

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