mercoledì 18 febbraio 2015

Questa faccia ve la ricorderete a lungo

Il giovane Obongurra e i suoi amici girellano senza meta, godendosi una bella giornata di sole.
Decidono di andare a comprare un bombolone alla crema e giunti a pochi metri dalla pasticceria vedono uscire una loro vecchia conoscenza dalla porta della medesima: Obongo.
Obongo è un ragazzino del loro stesso quartiere, decisamente uno poco benvoluto: piccoletto e nervoso, si è sempre contraddistinto per i modi antipatici ed in particolare per la sua proverbiale avarizia.
Grandissimo amante di dolci di ogni sorta non ne ha mai condiviso uno con chicchessia.
Divenuto presto l’oggetto di scherzi e prese in giro sempre più pesanti, ha pensato bene di cambiare frequentazioni e per quel motivo Obongurra e i suoi amici non lo incontrano da qualche tempo.

- Ma è Obongo quello? Da dietro sembra lui…
- È proprio lui! La passione per i bomboloni non l’ha persa.
- Guarda, stessa magliettina di tre anni fa!
- Eh mai che se ne compra una nuova! Costa troppo! [risate di scherno]
- Non ci ha visto, è troppo impegnato a mangiarsi il bombolone! [altre risate]
- Puoi sempre andare a chiedergli se te ne offre un pezzo… Ah ah ah! [risate a go go]
- Sì per prendergliene un pezzo devi riuscire a staccargli anche la mano dal braccio [ancora altre risate]
- Adesso ti faccio vedere io come me lo offre!
- Cosa hai in mente Obongurra?
- Vado a salutarle lui e il suo bombolone; state a guardare, questa faccia ve la ricorderete a lungo!

Obongurra accelera il passo con grazia felina per avvicinarsi al bersaglio, mentre mentalmente definisce i dettagli del piano criminoso che gli è balenato in testa: rapido tocchetto sulla spalla sinistra, spostamento del corpo sulla destra, attesa che la vittima giri il capo nella direzione sbagliata, aggiramento del nemico e, prima che possa fare un solo movimento, GNAMM, affondamento delle zanne sul bombolone target.
Obongurra decide che, per amplificare l’effetto sorpresa, resterà fermo con i denti conficcati nella pasta, in posizione plastica, con la mandibola serrata e gli occhi sgranati con espressione indemoniata, emettendo una risata gutturale e profonda a bocca piena, a pochi centimetri dalla faccia della povera vittima.
Già si pregusta l’espressione di Obongo di fronte a tale e tanto scempio del suo prelibato dolce.
Come una sorta di giaguaro-ballerina Obongurra scivola avanti veloce, completando la manovra di approccio con successo. Nel pur breve tempo a disposizione ha ripercorso il piano decine di volte; ancora un passettino e sarà addosso all’ignaro Obongo.

Tocchettino sulla spalla sinistra.
Obongo si gira.
Obongurra attacca.
GNAMM.
Posa plastica.
Sguardo indemoniato.
Obongo si rigira.

L’effetto sorpresa è devastante.
Obongurra ha appena scempiato il bombolone di Obongo con un morso animalesco e ora cerca la conferma che il suo divertentissimo scherzo è riuscito negli occhi della vittima.
Ma non la trova.
Non la conferma.
La vittima, non trova la vittima.
Come gli amici avevano potuto già constatare nel momento in cui si era girato dopo essere stato toccato sulla spalla, quel tale non era Obongo.

Gli occhi che Obongurra sta fissando sono quelli di un bambino down a cui ha appena dimezzato la merenda.
Sta tenendo la posa plastica con sguardo invasato e denti che trasudano crema, di fronte ad un indifeso bimbo con un evidente ritardo mentale.
Troppo tardi anche per fermare la risata gutturale, alla quale il bambino risponde con un placido sorriso a 32 denti condito da svariati pezzi di bombolone masticato.
Obongurra è paralizzato e non riesce a muoversi.
Interpretando la risata come un saluto, il bimbo ricambia presentandosi e accarezzando Obongurra delicatamente sulla faccia con il palmo della mano zuccherato, in segno di affetto.
L’espressione cinica negli occhi dell’assalitore ha lasciato il posto ad un’espressione confusa, che sta per degenerare in terrore; qualche secondo dopo infatti Obongurra torna in sé, e dopo uno sguardo al naso del ragazzo e alla macchia verde sulla superficie del bombolone, incrocia i dati in suo possesso e, producendosi in un balzo all’indietro, rilascia finalmente il morso.

Una volta restituito il maltolto al bambino che sembrava Obongo e svariati sciacqui con il collutorio dopo, gli amici tutti convennero che sì, la faccia di Obongurra se la sarebbero ricordata a lungo.


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