mercoledì 15 ottobre 2014

Scardinami se sei un vero uomo

Obongo e il fai-da-te vivono su pianeti orbitanti in galassie diverse.
Senza andare a scomodare la costruzione di oggetti in legno o la saldatura di altri oggetti in metallo, Obongo ha seri problemi a piantare un chiodo senza massacrare una parete o un pollice.
Ecco la storia del giorno in cui si è trovato a dover sfilare una porta dai cardini.

Obongo telefona al suo amico Obongrisolo, un vero e proprio guru per questo tipo di faccende; costui, che è in grado di costruire senza utensili una fedele riproduzione in scala della torre Eiffel con stecchini e vecchie catenelle, spiega ad Obongo che “sfilare una porta dai cardini” non rientra neanche nella categoria del fai-da-te, ma si colloca come grado di difficoltà di poco al di sopra ad “aprire una porta”.
Forte di questa rassicurazione, si fa spiegare il metodo.
Ora per qualche ragione, esiste una sorta di semplicissimo linguaggio con il quale comunicano coloro che sanno molto di una particolare materia, linguaggio che risulta al contempo astruso e inaccessibile a tutte le altre persone; nel caso di Obongo il fai-da-te-ese è una derivazione dialettale del Venusiano.
“Spingi su”, “Fai perno sotto”, “Senti un CLAC”, “Dai un colpetto e viene via”; queste istruzioni apparentemente a prova di scimmia ammaestrata vengono ascoltate con cura da Obongo, che le annota mentalmente.
Chiusa la conversazione e giunto di fronte alla robusta anta con la cautela di chi non si sente particolarmente sicuro di quel che fa, Obongo spinge su e fa perno sotto ma il CLAC non si decide ad arrivare; e i colpetti senza l’agognato CLAC non sortiscono alcun risultato tangibile.
In sostanza: Obongo è rosso come un peperone mentre gli sembra che l’intera stanza sia cementata alla porta che non si muove di un millimetro.
Un’oretta di tentativi spostano solo l’umore di Obongo da insicuro a incazzato mentre la porta, nonostante i colpetti e qualche percossa più seria, ancora resiste immota e ben connessa ai cardini.
Obongo desiste.

Il giorno dopo, mentre è al lavoro, l’amico Obongrisolo gli manda un messaggio dicendo che è passato da casa sua e ha rimosso la porta.
Tempo di esecuzione, tre secondi.
Obongo adesso è davvero basito: come ha fatto quell’ometto da solo a tirare via quel masso rettangolare vetrato mentre lui, con una stazza ben superiore e muscolatura in ordine, non ne ha scalfitto la posizione di manco un micron?
Si fionda a casa di Obongrisolo e chiede delucidazioni.
“Come hai fatto?”
Obongrisolo acchiappa una porta qualsiasi per le maniglie e mostra la tecnica: “Spingi su”, “Fai perno sotto”, “Senti CLAC”, “Dai un colpetto e viene via”.
La porta sta per cedere obbediente quando Obongrisolo ferma l’azione.
“Ma la devo prendere per le maniglie?”
“Eh certo, perché non dirmi che sei così pirla che stavi cercando di sollevarla dall’alto” [Se la ride]
“Maniglie…” Obongo annota mentalmente anche il nuovo dettaglio, mentre trattiene gli improperi; poi ringrazia l’amico per il celere intervento e si dilegua mesto verso casa.

Giunto a casa osserva una delle altre porte ancora ben attaccata ai suoi cardini.
La porta lo osserva a sua volta.
Obongo ricambia lo sguardo, con uno più intenso.
La porta gli sussurra “Scardinami, se sei un vero uomo”
Obongo passa all’azione.
Si avvicina e riproduce alla perfezione il gesto imparato da Obongrisolo, afferrando la porta impertinente per le maniglie e bilanciando il peso con mossa da esperto: “Spingo su”, “Faccio perno”, “CLAC”, “Un colpetto e…”
Come afferrata dalla mano di un gigante la porta viene sfilata dai cardini in maniera netta con un gesto fluido e rapido.
Tempo di esecuzione, tre secondi.
Ai quali seguono altri dieci secondi in cui Obongo, sorridente come non mai, pensa di essere entrato nel club degli eletti genialoidi in grado di compiere un simile miracolo.
L’euforia svanisce quando la forza di gravità che sta stancando le sue braccia gli rammenta che ha in mano una porta che stava molto bene dov’era e non andava di fatto sfilata, ma lasciata in pace.
E se Obongo per il fai-da-te ha una predisposizione assai limitata, ha invece la spiccata abilità di capire quando si è messo in una situazione del cacchio.
Con le sue mani.
Le stesse che hanno sfilato quella grandissima stronza della porta che gli sta ora sussurrando “Rimettimi nei cardini, se sei un vero uomo”
Obongo tenta e ritenta come meglio può, ma l’improvvisazione è proprio il caso di dire, non lo porta da nessuna parte.

Obongo telefona nuovamente a Obongrisolo.
“Ho un altro problema”
Segue riassunto degli ultimi sciagurati eventi, dalla fugace gloria fino alla seguente ora spesa nel tentativo di rimettere la porta a posto.
Segue risata di Obongrisolo che dopo svariati minuti di ameni sfottò è pronto per rispondere alla richiesta di aiuto di Obongo.
“Tranquillo, rimetterla su è una fesseria”
“Spiegami cosa devo fare”

“Spingi giù”, “Fai perno”, “Senti CLIC”, “Dai un colpetto e la metti su”



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