Obongo si trova in Austria per partecipare a una
fiera.
Per l’occasione collabora con
dei colleghi locali.
Finita la giornata lavorativa, la sera si va a cena
tutti insieme.
E come si confà al perfetto turista, il primo
giorno Obongo ordina una delle specialità tipiche e se la mangia di gusto: la Wiener
Schnitzel (cotoletta impanata alla viennese) con contorno di patate è davvero
buona.
Il secondo giorno anche lo stinco con le patate ha
il suo perché, dove il perché è rappresentato soprattutto dall’ottima birra
locale con la quale viene abbondantemente annaffiato.
Il terzo giorno i segnali iniziano a farsi evidenti
che la cucina austriaca, pur apprezzabile, presenta qualche limitazione sul
fronte della varietà degli ingredienti utilizzati, dove “varietà” è una parola
che in questo contesto ci azzecca tanto quanto “cancelleria” o “riverniciare”.
Sul piatto spiedini, salsicce, salsicciotti,
bistecche arrosto, fritte, in forno, wurstelazzi di ogni dimensione e genere;
ad accompagnarli sempre patate, tagliuzzate nei modi più disparati e condite
magari con un po’ di pancetta, caso mai si sentisse un impellente bisogno di un
po’ di carne.
Sì, a dirla tutta ci sono delle zuppette e qualche
altra portata che differisce; ma la parte del leone, o meglio della mucca, del
maiale e di parecchia altra cacciagione lo fanno i piatti a base di carne e
patate.
Al quarto giorno, e quarto ristorante diverso,
Obongo decide di scherzarci su.
Complice il fatto che il menu è solo in tedesco si
rivolge alla collega teutonica seduta al suo fianco per chiederle il consiglio
più superfluo del mondo.
La conversazione si svolge in inglese ma per oscure
ragioni è a noi giunta in italo-tedesco maccheronico.
Kollega Tetesca: “Kosa foresti manciare?”
Sarcastico Obongo: “Mmm, non saprei… Avrei voglia
di un piatto a base di carne e patate… Non è che c’è qualcosa che fa al caso
mio nel menu?”
KT: “Ja, ja, ja! Kvesto è fatto kon karne und
patate… Kvest’altro è fatto kon karne und patate… Oh, e kvesto… E kvest’altro…
Ah, anke kvesto, io non afefa fisto, zkuza…” [sorride entusiasta smarcando una dopo l’altra le righe del menu]
Obongo, inizialmente divertito dalla diversità
culturale nell’approccio al sarcasmo, la ferma prima che indichi tutte le 156 portate,
verso la novantaquattresima, accortosi che la donna non ha minimamente colto
l’andazzo della situazione e visto il ritmo incessante con cui continua
(incredibilmente) a trovare piatti a base di carne e patate nel menu.
KT: “Tu kampiato itea?”
SO: “No, no, prendo la Wiener
Schnitzel con le patate arrosto… Grazie per l’aiuto.”
KT: “Preko, non c’è ti ke. Posso
io aiutare te ankora?”
“E io che volevo smetterla qui”
è tutto ciò che riesce a pensare Obongo, sentendosi un po’ come il toro a cui
hanno appena sventolato il drappo rosso di fronte al naso.
SO: “Già che ci siamo, avrei una
curiosità... Posso?”
KT: “Ja, certo. Tu kieti me!”
SO: “Ho sentito parlare di
questa Oktober Fest… Ma non ho capito bene di cosa si tratti e soprattutto… Quando
la fanno?”
Nei dieci minuti di spiegazione
seguenti è venuto fuori che è proprio una festa e che la fanno a ottobre.
Si beve birra e, volendo,
servono anche carne e patate a volontà.
2 commenti:
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